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BERNATassazione delle imprese, primo sì alla riforma

14.12.15 - 22:05
Il progetto mira a rafforzare la competitività della piazza impenditoriale in seguito alla prevista abolizione dei privilegi fiscali per le holding
Tassazione delle imprese, primo sì alla riforma
Il progetto mira a rafforzare la competitività della piazza impenditoriale in seguito alla prevista abolizione dei privilegi fiscali per le holding

BERNA - In poco più di quattro ore il Consiglio degli Stati esaminato e approvato stasera (31 voti a 9), nonostante il no della sinistra, la Riforma III dell'imposizione delle imprese, progetto che mira a rafforzare la competitività della piazza imprenditoriale in seguito alla prevista abolizione degli statuti speciali per le società holding e quelle di gestione, poiché considerate concorrenza sleale a livello internazionale. Il dossier passa al Nazionale.

Come più volte affermato nel corso del dibattito introduttivo, si tratta di evitare che le società finite nel mirino dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) e dell'Unione europea (UE), decidano di cambiare aria o spostare parte delle attività all'estero. In soldoni, tali società generano un gettito fiscale di circa 3,2 miliardi di franchi per la Confederazione e 2 miliardi per i Cantoni.

Da qui una riforma, come indica il titolo stesso della legge, ha fatto notare la consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, che preservi la già alta attrattiva della piazza economica elvetica mediante riduzioni dell'imposta sull'utile (il tasso medio cantonale dovrebbe scendere dal 22% al 16%) e alleggerimenti fiscali per le aziende che investono nella ricerca.

Tutto ciò evitando un'eccessiva erosione del substrato fiscale giacché infrastrutture all'avanguardia, un ambiente propizio all'innovazione e all'attività economia, nonché un capitale umano formato costano, e le imprese devono dare il rispettivo contribuendo come tutti mediante le imposte, è stato ricordato da più parti.

Riuscire a far combaciare queste due esigenze, ossia tassazione favorevole alle società e mantenimento del substrato fiscale, è come ottenere la quadratura del cerchio, hanno dichiarato diversi "senatori" durante il dibattito generale. Si tratta insomma di compensare mancate entrate per due miliardi di franchi, di cui 1,3 solo per la Confederazione, previsti dal progetto governativo.

Pericolo referendum non escluso
Sia da sinistra, ma anche da destra, è stato manifestato l'auspicio che l'esercizio di equilibrismo non sfoci in un progetto eccessivamente favorevole alle imprese, e di riflesso agli azionisti, e che il peso dei mancati introiti fiscali ricada unicamente sulle persone fisiche. In caso contrario, il referendum è dietro l'angolo.

A tale riguardo, il partito socialista ha criticato soprattutto la mancata imposizione una nuova imposta sugli utili da capitale su titoli, proposta censurata in procedura di consultazione dalla maggior parte dei partecipanti.

Mantenuta tassa di bollo
Tuttavia, durante l'esame particolareggiato, il Consiglio degli Stati ha deciso di mantenere la tassa di bollo sul capitale proprio. Una minoranza, al pari del Consiglio federale, avrebbe voluto invece abolire questo balzello.

La soppressione di simile prelievo avrebbe privato le casse federali di ulteriori 228 milioni, oltre agli 1,3 miliardi dovuti alla revoca degli statuti speciali per le società holding e quelle di gestione.

Dividendi sempre imposti al 50%
Il plenum ha poi deciso di allontanarsi dalle proposte "equilibrate" della commissione, quando ha deciso di mantenere (26 voti a 19) l'imposizione parziale dei dividendi al 50%, invece del 70%. Con questo incremento, la Confederazione avrebbe incassato 100 milioni di franchi e i cantoni 330 milioni.

Per Martin Schmid (PLR/GR), che ha difeso l'aliquota in vigore, è necessario risparmiare le piccole e medie imprese da un eccessivo carico fiscale. Si tratta di difendere i posti di lavoro nelle zone periferiche, gli ha fatto eco Peter Föhn (UDC/SZ), ricordando che l'imposizione parziale dei dividendi serve a mitigare la doppia imposizione (sull'utile e sul dividendo, n.d.r) che danneggia le imprese famigliari

La sinistra avrebbe voluto l'imposizione al 100% per compensare la prevista contrazione dell'imposta sull'utile delle imprese, ma questa proposta di minoranza difesa è stata respinta per 34 voti a 11.

Per il "senatore" socialista Christian Levrat (FR), un'imposizione al 100% non equivarrebbe alla rovina dell'economia svizzera. Ha ricordato che le aziende escono vincenti dalla riforma fiscale: solo a Ginevra si prevede di ridurre l'imposta sull'utile dall'attuale 26% al 14-15%, ha fatto notare.

Imposta federale diretta, più soldi per i cantoni
I "senatori", fedeli al proprio ruolo di difensori degli interessi cantonali, hanno poi deciso (35 voti a 6) che la quota dell'Imposta federale diretta di competenza dei Cantoni dovrebbe essere portata al 21,2%, invece del 20,5% come proposto dal Consiglio federale. Attualmente, tale quota è del 17%.

In questo modo i cantoni incasserebbero circa 153 milioni di franchi supplementari rispetto al progetto governativo. Questa manna è destinata a compensare la riduzione dell'aliquota dell'imposta cantonale sull'utile.

"Patent box", o l'uovo di colombo
Fra i punti centrali della riforma approvati oggi figurano i "Patent box". Si tratta di strumenti che consentono un'imposizione privilegiata, ossia più bassa, dei redditi generati dalla proprietà intellettuale riconducibile alle attività di ricerca e sviluppo in Svizzera. Già in vigore in altri Paesi Ue, dovrebbero compensare direttamente l'abolizione degli statuti fiscali privilegiati criticati dall'estero.

In quest'ambito, il plenum optato per l'idea di scaglionare su 5 anni i primi importi dovuti al fisco quando una ditta viene trasferita nel "patentbox". In questo modo i Cantoni possono ripartire meglio il gettito fiscale e le ditte controllare i deflussi di liquidità.

Il plenum ha anche deciso di limitare le deduzioni per le spese di ricerca e sviluppo al massimo al 150% degli oneri giustificati dall'uso commerciale. In questo modo, ha dichiarato a nome della commissione Roberto Zanetti, s'intende evitare il pericolo di una mancata imposizione e di una marcata concorrenza fiscale tra Cantoni.

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