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SVIZZERADuplice omicidio di Spiez, il figlio rompe il silenzio

14.12.17 - 18:30
Oggi al Tribunale d’appello di Berna il figlio dell’imputato, che per la prima volta ha rotto il silenzio assumendosi nel contempo la completa responsabilità del duplice omicidio
Duplice omicidio di Spiez, il figlio rompe il silenzio
Oggi al Tribunale d’appello di Berna il figlio dell’imputato, che per la prima volta ha rotto il silenzio assumendosi nel contempo la completa responsabilità del duplice omicidio

BERNA - L’11 maggio 2013 un brutale duplice omicidio ha scosso la cittadina di Spiez (BE): dilaniati da una sessantina di coltellate ognuno, all’interno di un istituto per l’infanzia sono stati ritrovati i corpi senza vita del direttore della struttura (53 anni) e della sua compagna (51).

Le indagini sono durate a lungo, finché la polizia nel novembre del 2014 ha arrestato Massimo D. e suo figlio - all’epoca dei fatti, rispettivamente, di 45 e di 16 anni -. Durante il dibattimento davanti al Tribunale distrettuale di Thun nel 2016, l’uomo è stato condannato alla dentenzione a vita e all’internamento, mentre il ragazzo a quattro anni. Il giovane, dieci anni prima, nel 2003, aveva frequentato l’istituto e, secondo l’accusa, i due hanno voluto vendicarsi contro il direttore, sostenendo che quest’ultimo abbia punito e umiliato il bambino in maniera sproporzionata.

Stamani il giovane, oggi 21enne, si è assunto la completa responsabilità del duplice assassinio, sostenendo che suo padre non fosse con lui all’interno dell’istituto, bensì in sua attesa all’esterno della struttura e, soprattutto, ignaro delle sue intenzioni.

Ma all’interno dell’istituto sono state ritrovate tracce di Dna che portano con una percentuale quasi del 100% al padre, ha fatto notare il presidente del Tribunale. E il giovane ha ribattuto: «O è il 100% oppure non lo è».

Subito dopo è stato chiesto al 21enne se volesse aiutare il genitore. E il ragazzo ha risposto: «Quale figlio non vorrebbe aiutare il proprio padre?». Nonostante i numerosi quesiti, il giovane è sempre rimasto fedele alla prima descrizione dei fatti.

Il verdetto è atteso il 19 dicembre.

 

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