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SOLETTASangue e teste di maiale alla moschea in costruzione

13.12.17 - 22:32
Nelle ultime settimane degli sconosciuti hanno attaccato lo stabile. Ma gli episodi non sono una novità
Aig
Sangue e teste di maiale alla moschea in costruzione
Nelle ultime settimane degli sconosciuti hanno attaccato lo stabile. Ma gli episodi non sono una novità

GRENCHEN - Sangue e scritte sui muri. Nelle scorse settimane qualcuno ha colpito la moschea in costruzione a Grenchen dimostrando la sua contrarietà. All’interno - come riporta il Grenchen Tagblatt - pareti e pavimenti sono stati imbrattati con sangue di maiale, mentre fuori è apparsa la scritta “Shit Islam”.

Non sono i primi atti di vandalismo che colpiscono la futura casa di preghiera: sei anni fa nel terreno scelto per la costruzione erano stati seppelliti un maiale morto e quattro teste mozzate sempre di maiale. L'azione era stata rivendicata tramite lettere anonime in cui si parlava di 120 litri di sangue versato sul terreno: «Profanando» il suolo gli autori del gesto sostenevano di lottare contro «l'islamizzazione rampante» della Svizzera.

Nessuna misura di sicurezza - La Comunità islamica albanese (Aig) condanna il gesto: «Sono attacchi molto preoccupanti. Soprattutto ci si domanda cosa accadrà quando la moschea sarà completa. Le cose peggioreranno?».

Il portavoce, Isa Ismaili, sospetta che i responsabili siano persone che «non hanno contatti diretti con i musulmani, ma formano le loro idee sulla base dei fatti di cronaca». Nonostante questo, l’Aig non ha ancora previsto un servizio di sicurezza o telecamere di sorveglianza.

Scarsa comunicazione - La polizia municipale di Grenchen non può confermare o smentire che gli autori siano gli stessi di sei anni fa. «Ma l’intento con il sangue di maiale è ovvio», ha precisato il comandante Christian Ambühl. E ha aggiunto: «Molte persone temono che la moschea attiri la radicalizzazione». Per il comandante, spetterebbe all’Aig rassicurare la popolazione ma, contesta, «si sa poco dei loro progetti per il futuro e la loro disponibilità a parlare finora è stata scarsa».

Negli scorsi giorni, durante un controllo al cantiere, un lavoratore è fuggito. Si è poi scoperto che si trovava in Svizzera illegalmente. Quando la polizia ha contattato il costruttore, «nessuno si è sentito responsabile». «Hanno trattato le autorità come fossero dei normali cittadini», ha spiegato Ambühl ai colleghi di 20 Minuten.

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