Otto miliardi di franchi per la difesa. Zero per il congedo di paternità. Il consigliere federale Guy Parmelin spiega perché
BERNA - Signor Parmelin, miliardi per la difesa antiaerea, jet da combattimento e Giochi olimpici, ma neanche un centesimo per i giovani padri. Perché per la difesa e per gli eventi sportivi la Confederazione i soldi li ha, mentre per un congedo di paternità di quattro settimane no?
Il Consiglio federale ha deciso che, al momento, dobbiamo urgentemente sanare la falla nella sicurezza del nostro spazio aereo. Si tratta di proteggere la popolazione da attacchi aerei. Senza sicurezza non c’è benessere. Senza sicurezza l’economia rimane frenata, fino a rendere impossibile il finanziamento delle prestazioni sociali.
Le priorità fissate dal Consiglio federale sono state aspramente criticate. Si dice che non sia più al passo coi tempi. Consigliando di respingere l’iniziativa popolare “Per un congedo di paternità ragionevole”, un’associazione composta da uomini anziani ha bloccato un’importante richiesta dei giovani padri.
Il Consiglio federale deve stabilire delle priorità. In fin dei conti i soldi non piovono dal cielo. Negli ultimi anni abbiamo speso miliardi per il sociale. Con AVS e AI i costi cresceranno ulteriormente nei prossimi anni e a un ritmo più veloce di quanto non faccia il prodotto interno lordo. Per questo non ci sono nuove prestazioni sociali. Introducendole, avremmo sovraccaricato ulteriormente le aziende e i contribuenti. Quanto abbiamo investito negli ultimi anni per la difesa? In futuro le spese per l’esercito continueranno comunque a crescere più lentamente del PIL. Ora è necessario correggere questo squilibrio delle spese.
Tuttavia in Svizzera quando si diventa papà si ha diritto a un unico giorno libero. Trasferendosi da un cantone a un altro se ne hanno magari due. Non lo trova assurdo?
Il nostro federalismo funziona così. Ognuno può stabilirsi dove preferisce. Non raggiungeremo mai un’assoluta uguaglianza in tutti i campi. Del resto nemmeno in Francia, dove tutto è piuttosto centralizzato, le cittadine e i cittadini sono sempre d’accordo con tutte le decisioni.
Ammettiamo che lei diventi papà. Come passerebbe il primo periodo dopo la nascita?
Per me questa è una domanda difficile perché io e mia moglie non abbiamo figli. Di base, però, credo che ciascuno sia responsabile per la cura della prole. È quanto hanno fatto le mie sorelle e mio fratello: hanno trovato soluzioni all’interno della famiglia. La Confederazione non dovrebbe intervenire. Dovrebbe piuttosto essere una libera decisione delle aziende quella di concedere un congedo di paternità più lungo e diventare così più attrattiva per i suoi collaboratori per esempio. Tuttavia le piccole e medie imprese spesso non posso semplicemente permettersi un simile congedo.
Nello stesso giorno in cui il Consiglio federale si è espresso contro il congedo di paternità, ha approvato anche un miliardo di franchi per i Giochi olimpici invernali a Sion autorizzando una garanzia del debito. Che cosa si aspetta da questo progetto?
La garanzia del debito è un investimento per il futuro. I Giochi olimpici rappresentano un importante progetto di promovimento del turismo, delle regioni periferiche, dell’agricoltura e della tecnologia e promettono un profitto economico sostenibile. Ai cantoni e al comitato organizzatore resta però ancora molto lavoro da fare.
La scorsa settimana si è espresso a favore di un investimento da 8 miliardi di franchi per nuovi aerei da combattimento e missili antiaerei. Perché c’è bisogno di questo investimento?
Stiamo parlando di un investimento che si spalma su un periodo che va dal 2022 al 2032, ovvero costi per 800 milioni l’anno. Soffermiamoci un po’ ad analizzare la situazione attuale: i nostri F/A-18 rimarranno in servizio fino al 2030, la difesa terra-aria fino al 2025. Se rimaniamo con le mani in mano rischiamo una grave falla nella sicurezza. Stiamo parlando di sopravvivenza dell’esercito.
Non sta un po’ esagerando? L’esercito non si compone solo delle forze aeree.
Non conosco alcun esercito che non abbia strumenti per proteggere lo spazio aereo. Senza forze aeree come intende difendere le truppe di terra e la popolazione? Un esercito simile non è credibile. Senza forze aeree il nostro esercito è morto. Se indeboliamo il nostro esercito ci rendiamo dipendenti da altre potenze e perdiamo la nostra neutralità. Siamo uno Stato neutrale nel bel mezzo dell’Europa. Questa neutralità ha un costo. Si tratta di un investimento nelle nostra sicurezza per i prossimi 40 anni.
C’è chi propone che sia la Nato a sorvegliare lo spazio aereo svizzero.
In quanto Stato neutrale dobbiamo poter difendere da soli il nostro Paese. Anche supponendo che la Nato voglia assumersi questo compito, dovremmo pagare un prezzo molto alto. Prendiamo la Slovenia, per esempio. Quel Paese non ha aerei da combattimento. Il suo spazio aereo viene sorvegliato dalla Nato, ma, come contropartita, il Paese deve inviare delle forze militari in Afghanistan. Non riesco a immaginarmi che il Popolo svizzero si possa augurare un simile scenario per il proprio Paese e a costo della propria neutralità. Del resto oggi come oggi la Svizzera investe lo 0.7% del PIL nella sicurezza. Non c’è praticamente nessun altro Paese in Europa che investa meno di così in questo settore. La percentuale fissata come obiettivo dalla Nato è il 2% del PIL, che per la Svizzera equivarrebbe a 13-14 miliardi di franchi l’anno.
Lunedì, i ministri della Difesa dell’Unione Europea hanno firmato un documento di principio in cui tutti gli Stati si dichiarano a favore di una politica di difesa comune e di maggiori spese per gli armamenti (Pesco). Sono previsti anche progetti di armamenti comuni. Non sarebbe un po’ superfluo acquistare dei jet da combattimento se finissimo per essere circondati da una UE armata fino ai denti?
Il comportamento degli Stati UE dimostra proprio che la situazione della sicurezza è cambiata negli ultimi anni. Tutti i Paesi hanno aumentato le proprie spese per gli armamenti di conseguenza e investono nella sicurezza. Per poter difendere la popolazione da attacchi aerei c’è bisogno di forze aeree moderne e di un sistema di difesa terra-aria efficiente. Come Stato neutrale dobbiamo essere in grado anche in futuro di poterci difendere autonomamente perché nessuno sa come sarà la situazione in Europa fra 15-20 anni.
Non potrebbe partecipare al Pesco anche la Svizzera?
No, si tratta di una cooperazione strutturata rinforzata fra Stati membri.
Quanto è verosimile che la Svizzera venga attaccata dal cielo?
Atti terroristici con velivoli come l’11 settembre possono avvenire in ogni momento e colpire infrastrutture critiche come per esempio una centrale nucleare. Sul lungo periodo in Europa sono altresì possibili conflitti armati. Nessuno sa quale sarà la situazione in Europa nel 2055. La popolazione e le nostre infrastrutture devono quindi poter essere protette dagli attacchi aerei. Ho da poco incontrato il ministro della Difesa svedese che era estremamente inquieto per la situazione con la Russia. Per la prima volta dalla Prima guerra mondiale la Svezia ha condotto una manovra con 23’000 fra soldati e civili per comunicare una sola cosa: «Noi siamo pronti». Il Paese ha aumentato il proprio budget per la difesa del 25%.
Ci sono diversi scenari per lo stanziamento degli 8 miliardi per la difesa aerea. Il Popolo avrà l’ultima parola?
Il Consiglio federale non ha ancora deciso. Se propendesse a favore di questa ipotesi, però, mi impegnerei volentieri nella campagna per la votazione e spiegherei alla popolazione perché abbiamo bisogno di aerei da combattimento e della difesa terra-aria. Non si tratta d’altro che della sicurezza della nostra popolazione.
Nel 2014 i Gripen, che costavano 3 miliardi, non hanno passato l’esame delle urne. Ora si parla di 8 miliardi, difesa antiaerea compresa. Come intende convincere il cittadino questa volta?
In occasione della votazione sul fondo per i Gripen il tema era la sostituzione della flotta di F-5 Tiger. Questa volta invece stiamo parlando della sostituzione dell’intera flotta e della difesa terra-aria. Nell’esercito c’è una falla della sicurezza perché non abbiamo investito abbastanza negli ultimi 20 anni. Ora questa è la fattura che ci tocca pagare. Un esercito senza forze aeree semplicemente non è credibile. In caso di crisi la popolazione e le truppe di terra sarebbero esposte agli attacchi senza alcuna protezione. Il Consiglio federale non vuole correre questo rischio.
Chi critica l’esercito sostiene che basti un un servizio di polizia aerea con 8-12 jet. Piuttosto bisognerebbe investire nel ciber-esercito. Avete stabilito priorità sbagliate?
L’esercito deve adempiere a un mandato costituzionale. Difendere il nostro Paese, la nostra popolazione e le sue infrastrutture. Per adempiere a tale mandato ha bisogno di forze aeree potenti. Un servizio di polizia aerea con solo 12 jet sarebbero soldi molto mal investiti. Certo investiamo anche in ambito “cyber”. Proprio a giugno ho firmato il Piano d’azione Cyber Defense, che però non è in contrasto con l’acquisto di aerei da combattimento o con la difesa antiaerea. Primo, c’è bisogno di entrambi. Secondo, stiamo parlando di due ordini di grandezza completamente diversi. La nostra ciber-difesa non ci impedirà di acquistare e mettere in servizio i jet da combattimento e la difesa terra-aria.