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CHALLENGE LEAGUEFarsa Challenge League: «Così non va...»

10.01.18 - 12:44
Davide Morandi ha parlato delle problematiche relative all'attuale campionato cadetto: «Deve essere una Lega di formazione. La soluzione? Cambiare i parametri per ottenere la licenza»
TiPress
Farsa Challenge League: «Così non va...»
Davide Morandi ha parlato delle problematiche relative all'attuale campionato cadetto: «Deve essere una Lega di formazione. La soluzione? Cambiare i parametri per ottenere la licenza»
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LUGANO - Cosa sta succedendo in Challenge League? Il "no grazie" del Wohlen a disputare il prossimo campionato cadetto - ufficializzato settimana scorsa - ha fatto riemergere i problemi di una Lega ormai non più credibile.

Troppo pretenziose le richieste della SFL, tanto che diverse società non riescono più a tenere il passo. Inevitabili, dunque, certe scelte prese dai club. Della serie: meglio farsi da parte che affondare... 

Dall'introduzione della formula a dieci squadre - era la stagione 2012-13 - abbiamo assistito a diverse (troppe) squadre che non sono più riuscite a proseguire il proprio cammino in Challenge League non per ragioni sportive (Bellinzona, Servette, Le Mont, Bienne e quest'anno Wohlen). 

Abbiamo chiesto un parere a Davide Morandi, ex allenatore di Lugano e Locarno ed esperto in materia.

Davide Morandi, cosa sta succedendo in Challenge League? 
«Il problema di fondo è che se si voleva creare una Lega di formazione, in cui i giovani potevano trovare la loro collocazione per progredire, bisognava probabilmente pensare agli standard utili a un giovane che vuole fare strada. E questi non sono di certo le recinzioni per i tifosi, i costi esorbitanti per l'illuminazione oppure uno stadio con 6-7'000 posti a sedere. Un ragazzo ha semplicemente bisogno di un campo sintetico - per allenarsi in caso di neve -, di una palestra per la forza, di allenatori formati, di sostegno psicologico, ecc. e non di certo di un faro che sia più potente rispetto all'anno precedente...».

La SFL ha dunque fallito nel suo intento? 
«Se noi vogliamo fare in modo che la Challenge League diventi un campionato formativo, che è ed era l'obiettivo della Lega, vanno assolutamente cambiati gli standard. Se pensiamo ad esempio alle squadre di Promotion League, oggi soltanto il Kriens può ambire alla promozione in "Serie B". E questo perché sta costruendo lo stadio nuovo. Le altre non hanno il campo omologato per salire. Questo, a mio avviso, è un po' incredibile. Bisogna ragionare sulla traccia di ciò che avevo io a Locarno quando mi sono arrivati i Rapp, i Sadiku, i Marchesano, i Milani e i Decarli. Questi giovani hanno avuto la fortuna di beneficiare di una categoria elevata che ha permesso loro di lavorare in maniera professionale e senza stress».

Dunque qual è la soluzione?
«La soluzione è cambiare i parametri per ottenere la licenza. La Challenge League, e non mi stancherò di ripeterlo, dev'essere una Lega formatrice. Ben vengano poi squadre come lo Xamax che puntano alla promozione o che hanno lo stadio con tanti posti a sedere. Ma questi non devono essere i requisiti principali di questo campionato...».

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