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SUPER LEAGUE«A volte le scelte sono obbligate ma non molliamo le Coppe»

16.11.17 - 15:04
Lugano spremuto per i troppi impegni? Tami non vuol concentrarsi solo sul campionato: «Anche le big fanno giocare sempre i migliori»
Keystone
«A volte le scelte sono obbligate ma non molliamo le Coppe»
Lugano spremuto per i troppi impegni? Tami non vuol concentrarsi solo sul campionato: «Anche le big fanno giocare sempre i migliori»
CALCIO: Risultati e classifiche

LUGANO - Giocatori in riserva? Calendario difficilmente gestibile con una rosa del genere? Poca scelta? L'analisi sull'utilizzo di ogni singolo calciatore fatta sbirciando all'interno dello spogliatoio del Lugano è stata "accettata" pure da Pier Tami, ovvero colui il quale, tra una competizione e l'altra, prende le decisioni bianconere. D'altronde la ripetuta e costante presenza in campo di elementi come Golemic, Sulmoni, Piccinocchi, Sabbatini, Mihajlovic e Gerndt, non è solo un'opinione. Piuttosto può essere un problema.

«A volte le scelte sono obbligate - ha raccontato proprio il 56enne allenatore del Lugano - si deve decidere chi far giocare considerando gli infortuni, la forma fisica di ognuno... Si deve poi tenere conto che, in questo momento, nella rosa ci sono delle gerarchie che in questo momento sono ben delineate. Ecco spiegato perché qualche elemento è stato utilizzato più di altri».

Alla fine la domanda è sempre la stessa: con questa rosa, con questi valori, non avrebbe senso puntare decisamente al campionato?
«La Super League è prioritaria. Però abbiamo anche l'obbligo di onorare l'Europa League, dove la qualificazione non è ancora decisa, e la Coppa Svizzera. Con il Grasshopper la posta in palio è grandissima: vincendo andremmo in semifinale. Considerando ciò non possiamo dunque pensare di tirare i remi in barca in queste competizioni per impegnarci solo sul campionato».

Perfetto. Però così si rischia parecchio. Di avere dei giocatori sempre meno "in condizione" e molto più esposti a possibili infortuni.
«L'ideale sarebbe un allenamento regolare in settimana. Visti i tanti impegni, noi questa possibilità non l'abbiamo. Ecco quindi che, per il momento, siamo stati costretti a sfruttare al massimo le finestre per la Nazionale. Il lavoro fatto in questi periodi è mirato a "riequilibrare" quanto non si può fare quando siamo impegnati nelle nostre competizioni».

Visto da fuori, sembra comunque un "mettere una toppa" a una situazione complicata.
«Non per forza. Certo c'è meno tempo per programmare e gli imprevisti pesano di più, ma questo purtroppo fa parte del gioco. Penso per esempio a calciatori come Bottani, Yao o Crnigoj: avrebbero potuto lavorare tanto e bene e invece, acciaccati, non hanno potuto approfittare al 100% di questo periodo. In generale, comunque, vedo molte squadre nella nostra situazione: anche le cosiddette grandi, quelle qualitativamente "dotate", alla fine fanno giocare sempre i migliori. Importante in ogni caso è non rischiare, non scendere a compromessi, quando un ragazzo sta già soffrendo. In quel caso è infatti molto probabile che arrivi un infortunio».

La benzina rimasta nel serbatoio è un fattore determinante nella scelta di chi schierare?
«Lo tengo in considerazione ma non è fondamentale. Il problema numero uno in questo susseguirsi di impegni è mentale e nervoso, non fisico. Ci sono ragazzi che hanno dimostrato di poter reggere tranquillamente gli impegni ravvicinati, i tre match in sette giorni. Altri invece non riescono a reggere questo ritmo. È più in base a questo, anche a questo, che scelgo».

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