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L'OSPITE«Tami ha sempre un coltello puntato alla gola...»

15.11.17 - 09:33
I big del Lugano sono spremuti? Secondo Arno Rossini stanno giocando troppo... ma non c'è alternativa. «Ci sono tre competizioni, si deve far risultato. Il mister non ha scelta»
Ti-Press
«Tami ha sempre un coltello puntato alla gola...»
I big del Lugano sono spremuti? Secondo Arno Rossini stanno giocando troppo... ma non c'è alternativa. «Ci sono tre competizioni, si deve far risultato. Il mister non ha scelta»
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LUGANO - Non siamo neppure a metà stagione ma Sulmoni, tra Super League, Europa League e Coppa Svizzera, ha già "consumato" il 59.13% dei minuti giocati in tutto l'anno passato. E il difensore non è l'unico che, a Lugano, sta facendo gli straordinari. Golemic è al 51.9%, Mihajlovic al 60.95%, Sabbatini al 68.67%, Piccinocchi addirittura al 75.58%. C'è poi anche chi in cinque mesi ha già accumulato più fatiche che in tutto il 2016/17. Tutto normale? Per nulla: per tentare di rimanere a galla in tre competizioni (e i risultati per ora non sono entusiasmanti) Pier Tami sta infatti spremendo i suoi. Sta schierando spessissimo gli stessi uomini. Con tutti i rischi del caso.

«I numeri dei quali stiamo parlando sono significativi - è intervenuto Arno Rossini - hanno un notevole peso specifico. Un peso che crescerà ancora da qui a dicembre, da qui alla sosta invernale. Partendo da San Gallo nel prossimo weekend...».

I 15-16 elementi che solitamente ruotano in campo non possono essere considerati al massimo della forma?
«A Lugano, come d'altronde in ogni club di Super League, si sta lavorando intensamente da giugno. Questo significa che, senza il necessario recupero, qualche giocatore potrebbe essere in riserva. Con la spia rossa del serbatoio già accesa. Starà a Tami, allo staff tecnico e al preparatore atletico, valutare con attenzione le reali condizioni di ogni ragazzo. Ci saranno dei test atletici, dei prelievi del sangue... poi la situazione sarà chiara».

E se un calciatore non dimostra di essere al top?
«Normalmente sta fuori, non gioca, si allena bene e così recupera».

Questo a Lugano però non può accadere.
«Se siamo arrivati a questa situazione è perché, probabilmente, gli elementi "validi" non sono numerosissimi. Se vengono schierati sempre gli stessi è perché di quelli si fida il mister».

Un problema, tenuto conto che nel prossimo mese i bianconeri giocheranno otto match.
«Un grande problema, ma d'altronde come si può rallentare? Hai il campionato, dove sei ultimo, cosa fai, non schieri la formazione migliore? C'è l'Europa League, con la qualificazione ai sedicesimi di finale ancora in ballo: non ti giochi fino in fondo le tue possibilità? C'è la Coppa Svizzera, hai i quarti con il GC: è una bella opportunità, vuoi non sfruttarla?».

Sarebbe giusto scegliere.
«Sarebbe sensato, ma non è certo semplice. I ticinesi devono salvarsi, e questo fa pensare che dovrebbero concentrarsi sul campionato. Bene. Però poi arrivano le coppe, ci sono dei quattrini in ballo, soldi che possono fare molto comodo a un club non certo ricchissimo... come puoi non provarci? Il problema è che "provandoci" sempre - e di conseguenza schierando sempre la formazione più affidabile - finisci con il consumare i tuoi giocatori migliori. Siamo sempre lì. Tami è sempre preso per il collo, ha sempre un coltello puntato alla gola. Anche perché se sbaglia una partita importante - è accaduto con quella "ricca" di Plzen - ha il presidente che gli bussa alla porta».

Pare quindi non esserci soluzione, se non quella di... tenere duro ancora per un mese.
«Esatto. Solo quella».

E nella sosta? Renzetti dovrebbe ancora intervenire sul mercato? In fondo a quel punto la maggior parte delle partite sarà alle spalle...
«Per sostenere senza troppi problemi tre competizioni servirebbe, dall'inizio della stagione, una rosa di 19-20 elementi veri. E con veri intendo "intercambiabili": se ne togli cinque dall'undici iniziale e ne inserisci altri cinque il livello non dovrebbe scendere. Il Lugano non li ha e a questo punto non può certo trovarli. Da febbraio, è vero, il carico di impegni diminuirà notevolmente: avere una squadra ricca di buoni giocatori sarebbe in ogni caso consigliato. Gli allenamenti sarebbero più efficaci e ci sarebbe maggiore concorrenza interna. Ed è solo la concorrenza che fa aumentare qualità e competitività».

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