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L'OSPITEDifendiamo la libertà responsabile

19.09.13 - 12:13
Melitta Jalkanen, I Verdi
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Difendiamo la libertà responsabile
Melitta Jalkanen, I Verdi

Ammettiamolo, ci sono delle votazioni noiose. Per esempio su dettagli amministrativi, senz’altro importanti, ma che non suscitano emozioni. Invece questa volta siamo chiamati a esprimerci su valori. La cosa che rende la discussione ancora più interessante è che difendiamo gli stessi valori, ma scegliamo metodi differenti.

 

Prendiamo, a livello federale, l’iniziativa per abolire l’obbligo di servizio militare e il referendum contro la nuova legge sulle epidemie. E a livello cantonale, l’iniziativa per vietare la dissimulazione del viso.

Tutti vogliamo difendere i valori svizzeri di libertà, responsabilità, democrazia diretta, la gestione razionale e matura di diritti e doveri.

 

Ma per gli uni, una nuova legge sulle epidemie significa un aggiornamento, un miglioramento, rispetto al vecchio. Significa essere in grado di meglio far fronte a pericoli e rischi. Per altri (come il prof. Martinoli sul Corriere) la legge vigente è ottima e non va in nessun modo toccata «a meno che vi siano delle minacce » che secondo lui sono « attualmente inesistenti ». Un altro medico, il dott. Fontana (sempre sul Corriere) fa un discorso addirittura più ampio « Nel corso degli ultimi anni, in Svizzera, le libertà individuali sono state erose da una moltitudine di norme e leggi che, con il pretesto di tutelare la sicurezza, hanno drasticamente ridimensionato la tradizionale figura del libero cittadino, legato allo Stato da un rapporto di reciproca fiducia ». Ambedue votano NO alla nuova legge. Anch’io. Anch’io ritengo che i sistemi che funzionano bene, è meglio non toccarli, a meno che ci sia una reale e concreta necessità. Questo vale anche per le proposte in votazione sul militare e sul burqa.

 

Ci sono persone che credono nel progresso continuo, che il nuovo è sempre positivo e che il vecchio è vetusto e arretrato. Ci sono persone che credono nella bontà della crescita materiale, ogni anno più produzione, più manufatti, automobili, strade, benessere, medicinali, vaccini, terapie, telefonia mobile e antenne. Secondo me è meglio essere più modesti e cauti nei consumi materiali, e interessarci di più per i valori umani e civili.

 

Sono contraria all’abolizione del servizio obbligatorio. Anzi, seguirei la Norvegia che ha esteso questo obbligo anche alle donne. Trovo giusto che tutti siano chiamati a servire la collettività, e ritengo sbagliato che per futili motivi (in realtà perché l’armata stessa preferisce aver meno ragazzi da gestire) la maggioranza torna a casa senza aver fatto nemmeno un giorno di servizio. Ovviamente ritengo che il servizio civile è più utile e prezioso che quello armato, ormai obsoleto. Ma dev’esserci l’obbligo, come c’è per la scuola. Per maschi e per femmine. Fa parte della crescita civile in una società.

 

Anche nella discussione sul burqa ritengo che le leggi vigenti sono sufficienti. C’è il divieto di costrizione, ed è quello che ci deve interessare: impedire che una persona costringa un’altra persona in qualsiasi maniera, come vestirsi, come stare in casa o fuori, al lavoro o in famiglia, come comportarsi. Il diritto di obbligare i cittadini a fare qualcosa dev’essere monopolio dello stato. Su questo ci sono le leggi, e queste leggi occorre farle rispettare. Ma lo stato non deve esagerare, nell’esercizio del suo monopolio di obbligo. Può obbligare e vietare quando si tratta di un interesse superiore della collettività. Per la società è utile che i ragazzi imparino a servire, a dare qualcosa in cambio di tutto quanto hanno ricevuto. Per la società è utile vietare i soprusi. Per la società non è utile esagerare nella limitazione delle libertà individuali. Non è utile obbligare a vaccinarsi una persona che accetta il rischio di contagio e di subirne le conseguenze, quando con la sua scelta non mette a rischio altri. Non è utile multare una donna per un tipo di vestiario, per quanto bizzarro e fastidioso, se non mette a rischio altri. È più a rischio, secondo me, la nostra società libera e responsabile, se cominciamo a fare leggi su leggi su come devono comportarsi i cittadini nelle loro scelte personali.

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