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L'OSPITESì alla Riforma 3 per salvaguardare i posti di lavoro

06.02.17 - 14:30
Marco Passalia, deputato in Gran Consiglio, Vice Direttore Camera di commercio (Cc-Ti)
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Sì alla Riforma 3 per salvaguardare i posti di lavoro
Marco Passalia, deputato in Gran Consiglio, Vice Direttore Camera di commercio (Cc-Ti)

Ne abbiamo sentite di tutte i colori sulla Riforma III delle imprese: da chi in mala fede afferma che le multinazionali pagheranno meno imposte quando invece è vero il contrario, a chi di proposito omette di dire che tutte le piccole e medie aziende beneficeranno di una riduzione delle imposte. In questo breve articolo non intendo mettere ancor più carne sul fuoco, ma porre una semplice domanda: che cosa accadrebbe in caso di rifiuto popolare di questa riforma fiscale?
Senza l’introduzione della Riforma III delle imprese e quindi senza i nuovi strumenti fiscali previsti dal progetto, le circa 24'000 imprese a statuto speciale presenti in Svizzera (1'355 in Ticino) non ci penserebbero due volte ad emigrare all’estero sottraendo gettito fiscale e posti di lavoro qualificati al nostro territorio. Non è una minaccia e nemmeno una frase fatta, ma piaccia o non piaccia è una verità assodata nel contatto quotidiano e personale con numerose aziende. Le multinazionali non hanno particolari esigenze a rimanere in un determinato Paese – come ad esempio la Svizzera – se trovassero condizioni fiscali migliori. Nel mio contatto regolare con varie multinazionali ubicate in Ticino e in altri Cantoni emerge chiaramente e sistematicamente che la leva fiscale rimane un elemento primario nella scala dei fattori di attrattività di una determinata “business location”. La qualità di vita, gli stipendi elevati, le scuole internazionali di alto livello e altri elementi qualitativi sono infatti presenti anche in numerose altre piazze economiche importanti come Londra o Singapore. Fondamentale sottolineare che un minor gettito fiscale causato dal rifiuto della riforma (solo in Ticino si parla di circa 180 milioni di franchi) si ripercuoterebbero sui cittadini sia perché occorrerà forzatamente decurtare le prestazioni dello Stato, sia perché – parimenti - si renderà necessario compensare l’ammanco fiscale delle società che oggi godono di uno statuto speciale.
Il mancato sostegno a questa riforma fiscale non solo creerebbe gravi conseguenze economiche in termini di gettito fiscale (mancati introiti da aziende e dai dipendenti) ma anche in termini di posti di lavoro e di indotto. Nella propria cerchia di famigliari o amici ognuno di noi è certamente in contatto con almeno uno dei quasi 175'000 dipendenti (più di 3'000 in Ticino) attivi in queste società a statuto speciale. Inutile spiegare che non è questo il momento per rinunciare consapevolmente a posti di lavoro qualificati. Per non parlare del grave rischio di mancato indotto per l’economia locale: queste multinazionali a livello locale si appoggiano ai servizi delle fiduciarie, delle banche, delle compagnie assicurative e di consulenti vari. Senza dimenticare delle prestazioni richieste nell’ambito della ristorazione e dell’hôtellerie nonché da artigiani e da piccole industrie.
Le misure inserite nel pacchetto della Riforma III sono volte chiaramente a sostenere l’economia reale e a salvaguardare i posti di lavoro. Non vi sono inganni. Alternative valide non ce ne sono e sarebbe da irresponsabili, prima per noi stessi cittadini, poi per le imprese e infine per lo Stato, bocciare questo progetto. Votiamo quindi SÌ il prossimo 12 febbraio.

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