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L'OSPITEFormazione e salari: il PS contro lo smantellamento dello Stato sociale

17.10.16 - 16:13
Igor Righini, Presidente PS Ticino
tipress
Formazione e salari: il PS contro lo smantellamento dello Stato sociale
Igor Righini, Presidente PS Ticino

Quando degli esponenti dell’industria e dell’economia esprimono pareri che sollevano

questioni come la formazione o il salario dei Ticinesi, il Partito Socialista non solo ha il diritto, ma soprattutto il dovere di discuterli seriamente alla luce dei dati disponibili.

All’affermazione di una presunta formazione insufficiente dei Ticinesi, il Partito Socialista risponde sulla base di dati attendibili, come quelli pubblicati dall’UST – Ufficio federale di statistica, che conferma il buon livello di formazione dei Ticinesi.

Il Ticino è il quinto miglior cantone nell’ambito degli studi superiori, con un tasso di diplomati del 28,6%. La percentuale di diplomati universitari ticinesi è del 17,3%: fa meglio solo Ginevra (18,4%), mentre la media svizzera è del 14,2%. In più l’UST dimostra come in Ticino la difficoltà di assunzione di manodopera qualificata (15,4%) sia molto minore che nel resto della Svizzera (29%).

La difficoltà delle assunzioni delle aziende che assumono molti frontialieri è causata dalla formazione o dai salari che offrono? La questione non può essere evacuata affermando che l’economia è composta da un lato da imprenditori che creano ricchezza e, dall’altro, da coloro che ne gioiscono. La ricchezza non si misura solo con le grandi quantità di denaro detenute da pochi, ma col benessere collettivo ottenuto grazie al lavoro e a salari dignitosi: non è prodotta solo dagli imprenditori, ma anche dai lavoratori.

Lo dimostra il tessuto economico svizzero, composto soprattutto da piccole e medie imprese la cui ricchezza prodotta è fortemente legata ai propri lavoratori: le aziende con meno di 50 impiegati sono il 98,2% (microimprese fino a 9: 89,6%; da 10 a 49: 8,6%) e contano 2'065'210 lavoratori. Il 99,3% delle aziende ne hanno meno di 250: per un totale di 2'924'679, il 68% del totale dei lavoratori in Svizzera. Moltissime di queste aziende assumono residenti e formano il personale che necessitano attraverso il tirocinio. In Ticino la metà delle formazioni professionali, oltre 5'000, sono apprendistati.

Il Partito Socialista – la cui storia svizzera non comincia come affermato da Alberto Siccardi nel 1917 (l’anno della Rivoluzione russa), ma nel 1888 – lavora e si batte perché la popolazione acceda senza discriminazioni a una formazione di qualità e percepisca dei salari dignitosi. Ed è anche questo sistema che ha permesso alla Svizzera di costruire un tessuto economico solido, competitivo e radicato nel territorio.

Il patron della Medacta SA indica il problema, ma non lo spiega. La sua azienda – dice – non riesce ad assumere « né bioingegneri né biologi che abbiano studiato in Svizzera» e aggiunge che «forse vanno tutti, o quasi, fuori Cantone». Questo è il nocciolo della questione: i diplomati ticinesi preferiscono opportunità professionali più attrattive Oltregottardo, anche dal punto di vista salariale.

La realtà dei salari in Ticino, malgrado il tentativo di Stefano Modenini, direttore dell’AITI – Associazione delle industrie ticinesi, di dipingerla più rosea di quello che è, non è affattosoddisfacente. Il salario mediano ticinese (5'400 franchi lordi), malgrado una crescita registrata in tutta la Svizzera, resta il più basso della Confederazione: è inferiore di 1'000 franchi al salario mediano svizzero. Rispetto all’anno precedente, la differenza col migliore salario mediano, quello di Zurigo (6810 franchi), si è accentuata dell 1,5%. I salari dei differenti settori in Ticino sono inferiori del 15-20% al resto della Svizzera. E’ dunque facile capire perché i diplomati ticinesi «vanno tutti, o quasi, fuori Cantone».

Per attrarre nel nostro Cantone ticinesi che hanno conseguito un diploma in Svizzera, su cui il Cantone investe importanti somme, è imperativo agire soprattutto sui salari d’entrata nelle aziende. Stefano Modenini e Alberto Siccardi sembra vogliano ignorare il documento «Il salario mediano non è più di moda», pubblicato nel gennaio del 2015 dall’USTAT – Ufficio cantonale di statistica. Questo documento afferma che alcuni indicatori, tra cui il salario mediano, potrebbero fare pensare che «non stiamo poi così male; ma nonostate ciò, dall’altra parte,i salari più bassi diventano sempre più bassi e, conseguentemente, le inuguaglianze aumentano.»

La differenza salariale che separa il Ticino col resto della Svizzera, più che per l’impalpabile valore salariale mediano, è molto prooccupante quando tocca i bassi salari. Dei salari da 3'000 o da 3'500 franchi lordi al mese per i diplomati, come quelli offerti dalla Medacta SA, sono posti ai limiti del minimo vitale e permettono difficilmente a dei giovani adulti di vivere degnamente senza l’aiuto dello Stato: soprattutto se hanno dei figli a carico. Bastano dei tagli alle prestazioni sociali, come quelli previsti dalla «manovra di rientro», per spingere chi riceve questi miseri salari nella più dura precarietà.

Il Partito socialista non si oppone alla ricchezza, ma lotta con determinazione contro la povertà generata da simili salari: perciò sostiene i referendum che si oppongono allo smantellamento dello Stato sociale e invita la popolazione ticinese a firmarli.

 

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