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OSPITELavoro: Con «Prima i Nostri» più arrosto e meno fumo!

28.07.16 - 14:59
Alain Bühler, vicepresidente UDC Ticino
Lavoro: Con «Prima i Nostri» più arrosto e meno fumo!
Alain Bühler, vicepresidente UDC Ticino

Quando si tratta di difendere il proprio orticello lombardo, i sindacalisti sono capaci pure di rinnegare e occultare l’evidenza. Prova ne è l’ultima presa di posizione da parte di Fabrizio Sirica che si firma “vicepresidente PS Ticino” ma parla da sindacalista UNIA.

I frontalieri non sono sicuramente i principali colpevoli dell’attuale stato del mercato del lavoro ticinese, ma possiamo tranquillamente parlare di una loro complicità indiretta. Se sin dall’inizio avessero fatto valere il loro diritto a uno stipendio “ticinese” e non “lombardo”, non ci troveremmo oggi a discutere di loro, della libera circolazione e d’iniziative popolari come “Stop all’immigrazione di massa” e “Prima i Nostri”. Invece, hanno preferito accettare salari ribassati che permettono loro di vivere comunque una vita in Italia più che dignitosa e che agli occhi di gran parte dei datori di lavoro in Ticino sono più appetibili dal punto di vista economico. Pecunia non olet, si suol dire, e questo vale anche per loro. Ed è qui che entra in gioco “Prima i Nostri”.

L’iniziativa richiede infatti che venga reintrodotto il principio di “preferenza indigena” e che sia d’obbligatorietà generale e, soprattutto, permanente. Niente clausole di salvaguardia, bottom up o le ennesime misure d’accompagnamento. In questo modo, per quei settori dove sul territorio vi è la disponibilità di profilli professionali non sarà più possibile scegliere un lavoratore proveniente dall’estero. Questo, accompagnato da un articolo costituzionale specifico che vieta di fare “dumping salariale”, permetterà ai salari ticinesi di tornare a livelli dignitosi.

Se un datore di lavoro non può assumere frontalieri perché ci sono residenti disponibili, e non può asserire di non averli trovati perché non vogliono accettare un salario da fame, va da sé che i ticinesi riacquistano quel potere contrattuale nei confronti del padronato che persero dal 2002, quando entrò in vigore la libera circolazione. Una semplice misura protezionistica volta a tutelare realmente i lavoratori residenti che non chiedono altro che poter tornare o iniziare a lavorare, rimettendo ordine nel mercato del lavoro ticinese. Obbiettivo che, in 12 anni di misure d’accompagnamento, non si è mai raggiunto.

Oltre a questo, “Prima i Nostri” è la risposta più adatta a al fenomeno contrario che sta prendendo piede in Ticino, laddove i frontalieri hanno raggiunto posizioni dirigenziali, quella della preferenza ai propri connazionali o meglio definibile “preferenza frontaliera”. In questo contesto non c’è contratto collettivo, contratto normale di lavoro o minimo salariale che tenga, se un dirigente frontaliero vuole assumere solo frontalieri, pagandoli pure ciò che è dovuto, non si può fare nulla.

Solo obbligando i datori di lavoro a svolgere la loro ricerca di profili sul territorio prima che all’estero, possiamo tutelare la modopera residente e garantire la miglior prestazione sociale in assoluto, il lavoro. Ecco perché della massima importanza che il prossimo 25 settembre il Popolo ticinese accetti l’iniziativa “Prima i Nostri” e respinga l’inutile controprogetto.

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