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St. Vincent: la seduzione di massa della regina indie

MUSICASt. Vincent: la seduzione di massa della regina indie

30.10.17 - 06:01
“Masseduction”, il nuovo album della cantautrice americana è un altra mostruosità (ma bella) e soprattutto un disco d'amore
FB/SV
St. Vincent: la seduzione di massa della regina indie
“Masseduction”, il nuovo album della cantautrice americana è un altra mostruosità (ma bella) e soprattutto un disco d'amore

NEW YORK - Ce n'è di gente strana ma notevole che fa musica strana ma notevole. Una di queste è senz'altro la texana St. Vincent, nome d'arte di Annie Clark. Un fenomeno squisitamente indie, lei, ma con qualche salto nel mainstream sparato grazie al carisma suo (ne ha tanto), le doti artistiche (che ci sono), amicizie e relazioni sentimentali (stava con Cara Delevingne). 

Se il suo album omonimo, uscito nel 2014, era stato un tripudio indipendente e una sorta di consacrazione dopo anni di gavetta semi-fortunata, in molti la aspettavano al varco per il disco della conferma.

Ed eccolo qua “Masseduction” una bestia forse anche più strana del suo predecessore ma con molte frecce al suo arco. Ad aiutare la 35enne nata a Tulsa ma cresciuta a Dallas un produttorone di quelli da ultimo grido: Jack Antonoff, che è la mente creativa dietro al fenomeno pop Taylor Swift (e non è poco).

Ed è proprio con lui che Clark co-firma i pezzi più forti del disco: dal singolone “Los Ageless”, sorretta da un incalzante synth-basso molto retrò, passando per la title track – anche questa tiratissima – e la filastrocchesca “Pills”. Ma c'è anche spazio per ballatone come l'altro singolo suo “New York” e “Happy Birthday, Johnny”.

St. Vincent, chi la conosce lo sa, è conosciuta anche per i suoi strani, storti e distorti virtuosismi chitarristici. Anche a questo giro ce ne sono però forse non tanti come in passato. A farla da padrone, infatti, sono piuttosto tastiere varie ed elettronica. Ma non che sia un male, anzi.

Anche con “Masseduction” Clarke e i sui si divertono a pasticciare ed incrociare rock, rock sinfonico, dance e new-wave anni '80 con anche roba anni '50 in un esperimento visionario (e visivo) tutto particolare. Fra i testi vince ancora lo straniamento moderno, la critica sociale e... l'amore («Questo è un disco d'amore», ha detto più volte lei).

Come è solito con St. Vincent non è musica che si ascolta così in scioltezza mentre si spadella un uovo, forse singolacci a parte, ma quello che chiede poi ridà. Eccome se ridà.

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