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MANNO48 ore per fare un game: ecco com'è andata a finire

23.01.17 - 06:00
Tanta fatica ma che soddisfazione, parola dei (numerosi) partecipanti alla prima Global Game Jam ticinese: «Farne un lavoro? Sarebbe un sogno»
Global Game Jam
"Singa Songa", si controlla utilizzando la voce.
"Singa Songa", si controlla utilizzando la voce.
48 ore per fare un game: ecco com'è andata a finire
Tanta fatica ma che soddisfazione, parola dei (numerosi) partecipanti alla prima Global Game Jam ticinese: «Farne un lavoro? Sarebbe un sogno»

MANNO - Appena entrati, sulla sinistra dell'aula del Dipartimento Tecnologie Innovative della Supsi, c'è una pila di scatole della pizza. Saranno sì e no una ventina. Per terra, poco distante, un sacco a pelo che non sembra essere stato usato tantissimo. Lungo le pareti provviste di ogni tipo e, al centro, i computer.

La prima in Ticino - Anche se sono già passati quasi due giorni (è domenica e si è iniziato venerdì in serata) i cinque team stanno ancora lavorando ai loro giochi. C'è stanchezza ma anche tanta soddisfazione e un diffuso senso di coesione: «È un'occasione unica per conoscere altri appassionati e stringere contatti», spiega uno dei partecipanti. È questo lo spirito alla base della Global Game Jam, manifestazione internazionale che si è tenuta questo weekend per la prima volta in Ticino.

Parola chiave: le onde - Ma come funziona? Bisogna realizzare un piccolo videogame in 48 ore filate seguendo un tema comune che varia ogni anno. «Questa volta il filo conduttore sono “le onde”», ci spiega uno degli organizzatori Stefano Maccarinelli, «prima abbiamo fatto brainstorming, isolato delle idee e poi creato i gruppi fra i partecipanti, abbiamo fatto il possibile per creare dei team il più possibile eterogenei per quanto riguarda le competenze fra programmazione, grafica, eccetera».

Passione prima di tutto - C'è chi i games li fa o li studia – sempre in Supsi – ma molti sono solo semplici appassionati e non tutti con conoscenze di programmazione. Per alcuni è stata una bella esperienza «da ripetere se ce ne sarà l'occasione», per altri invece anche qualcosa di più: «Fare videogiochi per vivere? Sarebbe un sogno», ci dice qualcuno, «è tempo di rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro!».

Una sala giochi fai-da-te - Fra i giochi realizzati ce n'è per tutti i gusti: si parte da "Wave Inferno" realizzato da un duo di studenti liceali alla loro primissima esperienza: si tratta di un game "vecchio stile" a base di... patatine chips. Per chi preferisce l'azione ci sono i decisamente sofisticati "Oni Uprising" (samurai contro demoni) e "Singa Songa" (uno sparatutto spaziale comandato via voce). Dulcis in fundo ecco un puzzle game fantascentifico "Wave from outer space" e "Duck Climber", un classico platformer.

Ci sono pure dei musicisti - Computer, ok, ma anche chitarra e tastiera. Alla “Jam” non è tutto joypad & affini. Chiedetelo a Daniel appassionato di musica, che ha deciso di passare anche lui due giorni 100% games realizzando le colonne sonore per i team che ne avevano bisogno. «Ho saputo di questa iniziativa proprio grazie a queste pagine», racconta, «ho subito pensato che avrei potuto dare il mio contributo e creare qualcosa di nuovo». E fare musica per i videogiochi non è facile: «Bisogna tenere conto del ritmo del gioco, creare l'atmosfera senza essere invadenti».

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