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CANTONENo, questa non è fantascienza: alla Supsi si insegna il futuro

22.08.16 - 09:14
Muovere un oggetto con la mente: al via a settembre la seconda edizione della Summer school on the internet of things
No, questa non è fantascienza: alla Supsi si insegna il futuro
Muovere un oggetto con la mente: al via a settembre la seconda edizione della Summer school on the internet of things

MANNO - Il futuro è già qui. Muovere gli oggetti con la mente, accendere la luce con lo sguardo: è l'internet delle cose, che rende possibile ciò che una volta era esclusiva della fantascienza. Nessuna forza soprannaturale: solo un sistema di «sensori e attuatori» in grado di raccogliere gli impulsi cerebrali, il movimento degli occhi e agire di conseguenza. 

Alla Supsi, dipartimento tecnologie innovative, da anni ormai è oggetto di ricerca: e ha prodotto, assieme a interessanti studi, applicazioni utili alla domotica, all'industria, al mondo sanitario. Perché «io non sono per la tecnologia dappertutto: spesso è più un business che una reale esigenza. E il mondo virtuale, seppur utilissimo nella formazione, nella medicina e a supporto di alcune professioni, a volte mi preoccupa. Ma, senza spingerlo agli eccessi, l'internet delle cose può diventare un beneficio. Mi riferisco, ad esempio, ai malati immobilizzati a letto, agli anziani sempre più spesso soli in casa: ai quali può fare da ausilio. O al monitoraggio delle condizioni estreme di lavoro, per ragioni di sicurezza: per esempio di un vigile del fuoco».

A dirlo è Alessandro Puiatti, responsabile della Summer school on the internet of things che a partire dal 5 settembre, e per due settimane, radunerà a Manno un massimo di venti fra studenti e professionisti che vogliano «imparare e riapplicare questa tecnologia in qualunque tipo di contesto». Perché oggi «sono sempre di più gli oggetti che parlano, ciascuno con il proprio linguaggio. Noi vogliamo insegnare come dialogare con tutti e come farli dialogare tra loro». 

Alla sua seconda edizione, dopo una prima esperienza “interna” che nel 2015 ha visto la partecipazione entusiasta di studenti di informatica del secondo anno, vedrà arrivare persone anche dalla Germania e dall'Iran. Tema: gli “wearable objects”, di cui lo smart watch è solo l'interpretazione più banale: tutto ciò che, indossato, serve a comunicare con le cose. Come il casco che capta i segnali elettroencefalografici, appunto, e trasferisce alla serratura della porta la volontà dell'uomo: segno delle frontiere verso cui, veloce, si sta muovendo il mondo. 

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