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Le piccole e medie imprese attive nell'industria delle macchine, elettrotecnica e metallurgica invocano un tasso di cambio con l'euro di 1,18-1,20
BERNA - Per le piccole e medie imprese (PMI) attive nell'industria delle macchine, elettrotecnica e metallurgica (MEM) la forza del franco rimane tuttora un problema esistenziale, che si ripercuote in modo grave sui margini. La Banca nazionale (BNS) deve pertanto puntare a un tasso di cambio con l'euro di 1,18-1,20, sostiene uno studio pubblicato oggi dall'associazione di categoria Swissmechanic e dal sindacato Unia.
L'industria ha un'importanza fondamentale per l'economia elvetica, contribuendo a un quinto del prodotto interno lordo, affermano le due organizzazioni in un comunicato odierno. Il nerbo di questo ramo è costituito dalle PMI, la cui esistenza è a loro avviso in pericolo.
Nell'ambito della ricerca realizzata dall'Università di San Gallo sono state interpellate circa 200 aziende che fanno capo a Swissmechanic. La forza del franco viene definita il fattore di gran lunga più negativo per il paese.
Per il 40% del campione esso ha un impatto sfavorevole sull'impiego e in oltre il 50% dei casi ha causato un peggioramento dei margini di guadagno nel periodo 2014-2016. Per più del 10% delle imprese questi sono scesi a un livello tale che non è sopportabile nel lungo periodo, mentre il 10% delle ditte è addirittura in perdita. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che le imprese hanno difficoltà ad ottenere crediti.
Gli autori della ricerca propongono diversi provvedimenti. Oltre a interventi della BNS, chiamata ad abbassare il corso del franco, sono da valutare nuove forme di finanziamento delle PMI, al di là dei crediti bancari. La formazione professionale, considerata la base dell'innovazione, è da rafforzare, in particolare pensando alle sfide poste dalla digitalizzazione.
