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PERÙAuto in panne per il Papa

20.01.18 - 10:04
Davanti alle autorità, Bergoglio ha poi denunciato l'alto tasso di corruzione
Keystone
Auto in panne per il Papa
Davanti alle autorità, Bergoglio ha poi denunciato l'alto tasso di corruzione

LIMA - Anche al Papa capitano piccole disavventure. Così, nel viaggio in Perù, all'auto su cui viaggiava si è forata una gomma. Di ritorno da Puerto Maldonado, nell'Amazzonia - dove ha lanciato un grido per la salvaguardia dell'ecosistema -, Bergoglio si è diretto nel centro storico di Lima per incontrare il contestato presidente Pablo Pedro Kuczinski. Mentre la folla era in visibilio, il corteo si è bloccato. Papa Francesco è sceso dalla macchina dopo gli uomini della scorsa ed è risalito su un'altra vettura, e il corteo è ripresto. 

Al palazzo presidenziale Papa Francesco è arrivato puntualissimo nonostante "l'incidente". Incontrando le autorità del Perù e il capo dello Stato Pedro Pablo Kuczynski, il Papa prende di petto il «virus» che più ha «infettato» la classe politica del Paese: quello della corruzione. Nessuno sconto, quindi, da parte del papa, che ha usato parole forti e chiare contro tale «flagello sociale» e per un deciso cambio di rotta.

«Il degrado dell'ambiente, purtroppo, è strettamente legato al degrado morale delle nostre comunità. Non possiamo pensarle come due questioni separate», ha ammonito dapprima Francesco nel discorso al Palacio de Gobierno, parlando dell'«ombra» che si profila, della «minaccia» che si erge sulle speranze del Paese: cioè il modo «in cui stiamo spogliando la terra delle risorse naturali, senza le quali non è possibile alcuna forma di vita». Così come «gli effetti catastrofici che, in nome dello sviluppo, stanno provocando molte iniziative». «Allora - ha sottolineato - si altera tutta la trama vitale che costituisce la nazione».

A mo' di esempio, il papa ha citato «le estrazioni minerarie irregolari», diventate «un pericolo che distrugge la vita delle persone; le foreste e i fiumi vengono devastati con tutta la loro ricchezza». yTutto questo processo di degrado», ha detto, «implica e alimenta organizzazioni al di fuori delle strutture legali che degradano tanti nostri fratelli sottomettendoli alla tratta - nuova forma di schiavitù -, al lavoro irregolare, alla delinquenza... e ad altri mali che colpiscono gravemente la loro dignità e, insieme, quella di questa nazione».

Quindi il suo invito esplicito a «essere molto attenti a un'altra forma - spesso sottile - di degrado ambientale che inquina progressivamente tutto il tessuto vitale: la corruzione». «Quanto male procura - ha lamentato - ai nostri popoli latinoamericani e alle democrazie di questo benedetto continente tale 'virus' sociale, un fenomeno che infetta tutto, e i poveri e la madre terra sono i più danneggiati. Ciò si può fare per lottare contro questo flagello sociale merita massimo di considerazione e sostegno; questa lotta ci riguarda tutti».

Quello che occorre, ha quindi avvertito, è una «maggior cultura della trasparenza tra enti pubblici, settore privato e società civile. Nessuno può dirsi estraneo a questo processo; la corruzione è evitabile ed esige l'impegno di tutti».

Bergoglio ha allora incoraggiato ed esortato «coloro che occupano incarichi di responsabilità, in qualunque settore» a «impegnarsi in tal senso per offrire, al vostro popolo e alla vostra terra, la sicurezza che nasce dalla convinzione che il Perù è uno spazio di speranza e di opportunità...». «Ma per tutti e non solo per pochi», ha aggiunto tra gli applausi.

In Perù, la piaga della corruzione ha falcidiato un'intera classe politica e le presidenze degli ultimi 15-20 anni. Tre presidenti successivi - Alan Garcia, Alejandro Toledo (in carcere da settembre e Ollanta Humala, destinatario di un mandato d'arresto - sono stati compromessi dalle rivelazioni sulle tangenti della multinazionale brasiliana Odebrecht, e l'attuale capo di Stato, Kuczynski, si è salvato di recente da un impeachment parlamentare e ha concesso un contestato indulto al suo predecessore Alberto Fujimori, che scontava una pena di 25 anni di carcere per gravi violazioni dei diritti umani.

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