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REGNO UNITOUn altro scandalo travolge Westminster

01.12.17 - 21:18
Damian Green - vicepremier de facto del Regno Unito - nel 2008 teneva una sterminata galleria d'immagini pornografiche nel computer del proprio ufficio
Un altro scandalo travolge Westminster
Damian Green - vicepremier de facto del Regno Unito - nel 2008 teneva una sterminata galleria d'immagini pornografiche nel computer del proprio ufficio

LONDRA - Una sterminata galleria d'immagini pornografiche, degne di un maniaco del genere, memorizzate come nulla fosse nel computer del suo ufficio niente meno che a Westminster, tempio della politica britannica.

C'è questa "macchia" nascosta nel passato di Damian Green, 61 anni, oggi vicepremier de facto nel Regno Unito, stando alla denuncia dell'ex detective di Scotland Yard che nel 2008 su quel pc mise le mani. E che oggi spiattella tutto dagli schermi della Bbc dando l'ennesimo scossone al governo Tory di Theresa May.

La vicenda era stata già raccontata nelle settimane scorse, quando Green era stato pure coinvolto nel dossier sui presunti casi di molestie sessuali o «comportamenti inappropriati» nei palazzi del potere e accusato da un'attivista del suo partito di averle mandato messaggi allusivi. Ma ora arrivano dettagli che rischiano di creare attorno a lui un imbarazzo davvero insostenibile, a dispetto delle smentite categoriche e ripetute.

L'accusatore ha il volto di Neil Lewis, funzionario di polizia collocato a riposo dal 2014, che sostiene di voler rompere il muro del silenzio poiché malato. Ma soprattutto perché «scioccato» dall'esperienza fatta. Lewis, nel 2008, era stato impiegato in un'operazione investigativa di verifica di sospetti abusi a Westminster. E aveva rintracciato in prima persona nella memoria del pc installato nella stanza personale di Green, a quell'epoca all'opposizione e sottosegretario agli Interni nel governo ombra di David Cameron, «migliaia di immagini» a luci rosse.

Nessun contenuto pedofilo o di violenze sessuali, ma materiale ad alto tasso di oscenità, racconta: cose sarebbero costate «il licenziamento in tronco nel giro di un giorno» a un qualsiasi agente di polizia.

Green, che oggi ricopre la carica di Primo Segretario di Stato e numero due del gabinetto May con funzioni di supplenza della premier 'in absentia', nega tutto, come ha sempre negato, sostenendo che il pc fosse usato anche da altri: «Non ho mai scaricato e neppure visto - giura - immagini di pornografia su quel computer, altro non posso aggiungere essendoci un'inchiesta in corso» interna al governo.

La smentita tuttavia non convince affatto Lewis, il quale dice di non avere al contrario «alcun dubbio» che sia stato proprio l'onorevole a immagazzinare tutta quella roba; tanto più che foto analoghe gli furono scovate pure nel portatile di lavoro. Per me è una cosa «moralmente scorretta», insiste l'ex detective, indignato che l'indagine sia stata lasciata cadere nove anni or sono senza approfondimenti.

Per Theresa May, alle prese con una fase cruciale dei negoziati sulla Brexit e con la debolezza ormai strutturale della sua compagine, rischia d'essere un'altra tegola. Da un lato non sembra poter sacrificare il fedelissimo Green, elemento di equilibrio nel partito e nel litigioso consiglio dei ministri. Dall'altro deve rispettare l'impegno preso alla «tolleranza zero» sugli scandali sessuali, dopo l'ondata di fango recente riversatasi su Westminster che l'ha costretta nelle scorse settimane a scaricare un altro veterano dalle «mani lunghe»: l'ex ministro della Difesa Michael Fallon.

Il laburista Hilary Benn, intanto, sollecita già un'indagine parlamentare che faccia chiarezza anche sul caso Green. Mentre in difesa del Primo Segretario di Stato si schiera, fra i compagni di partito, un peso massimo del calibro del ministro per la Brexit, David Davis: esponente d'una corrente diversa (euroscettico Davis, 'moderato' Green), ma suo amico e superiore diretto nel 2008 in veste di ministro ombra dell'Interno.

Davis ne fa una questione di principio, ritenendo la faccenda una violazione della privacy - al momento senza rilevanza penale - alimentata ad arte sui media, fuori da ogni garanzia, da un ex detective con il "dente avvelenato". E minaccia di dimettersi se Damian Green fosse «silurato ingiustamente». Un'eventualità potenzialmente fatale per Theresa May, la sua leadership e il suo governo.
 
 

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