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STATI UNITIGli Stati Uniti a fine 2018 lasceranno l'Unesco

12.10.17 - 15:33
La direttrice generale dell'agenzia culturale dell'Onu è «profondamente rammaricata». Anche Israele è pronta a seguire gli Usa
Keystone / AP
Gli Stati Uniti a fine 2018 lasceranno l'Unesco
La direttrice generale dell'agenzia culturale dell'Onu è «profondamente rammaricata». Anche Israele è pronta a seguire gli Usa

WASHINGTON - Gli Stati Uniti hanno notificato all'UNESCO la loro uscita dall'organizzazione. Lo ha riferito la direttrice generale dell'agenzia culturale dell'Onu, Irina Bokova. Gli Usa accusano l'Unesco di essere «anti Israele».

«Mi rammarico profondamente per la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall'UNESCO, di cui ho ricevuto notifica ufficiale con una lettera del segretario di Stato americano, Rex Tillerson», si legge in un comunicato di Bokova.

«È una perdita per l'UNESCO. È una perdita per la famiglia delle Nazioni Unite. È una perdita per il multilateralismo - continua la Bokova - il compito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura non è finito e continueremo ad andare avanti per costruire un 21esimo secolo più giusto, più pacifico e più equo, e per questo l'UNESCO ha bisogno dell'impegno di tutti gli Stati».

Effettivo dal 31 dicembre 2018 - La decisione Usa di ritirarsi dall'Unesco entrerà in vigore il 31 dicembre 2018. Lo rende noto il dipartimento di Stato americano, aggiungendo che gli Usa intendono diventare poi un osservatore permanente della missione.

Questo per «contribuire alle visioni, prospettive e competenze americane su alcune delle importanti questioni affrontate dall'organizzazione inclusa la tutela del patrimonio dell'umanità, la difesa della libertà di stampa e la promozione della collaborazione scientifica e dell'educazione».

«Una triste notizia» -  La decisione degli Usa di ritirarsi dall'Unesco è «una triste notizia»: lo ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

«Fonte di cronico imbarazzo» - «Lo scopo dell'Unesco è buono, ma sfortunatamente la sua estrema politicizzazione è diventata fonte di imbarazzo cronico»: così l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, ha commentato la decisione degli Usa di ritirarsi dall'organizzazione.

La scelta dell'Unesco di indicare la Tomba dei Patriarchi come parte del territorio palestinese è «solo l'ultima di una lunga fila di azioni insensate, come quella di mantenere il dittatore siriano Bashar al Assad nel comitato per i diritti umani dell'Unesco», ha precisato Haley.

«Proprio come abbiamo detto nel 1984 quando il presidente Reagan si è ritirato dall'organizzazione - ha continuato - i contribuenti americani non dovrebbero più essere obbligati a pagare per politiche ostili ai nostri valori».

Israele: «Decisione da apprezzare» -  Il ritiro Usa dall'Unesco la causa delle relazioni con Israele è una decisione «da apprezzare». Lo ha detto via Twitter, in una prima reazione da parte israeliana, l'ex ministro degli esteri e negoziatore capo, Tizpi Livni. «È un messaggio al mondo - ha proseguito - che c'è un prezzo alla politicizzazione, alla storia unilaterale e distorta».

«La mia personale raccomandazione al premier israeliano Benyamin Netanyahu è quella di restare incollati agli Usa e lasciare immediatamente l'Unesco». Lo ha detto, citato da Ynet, l'ambasciatore israeliano nell'organismo, Carmel Shama-Hacohen.

«Negli anni recenti l'Unesco - ha proseguito - si è trasformato in una bizzarra organizzazione che ha perso le sue orme professionali a favore di interessi politici di certi Paesi».

«C'è un prezzo da pagare per la discriminazione contro Israele, è una nuova era all'Onu»: così l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha commentato la decisione degli Usa di ritirarsi dall'Unesco.

Secondo il delegato l'Unesco è diventata «un campo di battaglia per Israele e ha ignorato il suo vero ruolo e scopo». «La decisione di oggi rappresenta un punto di svolta: le risoluzioni assurde e vergognose dell'organizzazione contro il nostro Paese hanno conseguenze», ha continuato Danon, ribadendo che l'alleanza con gli Usa è più forte che mai.

Anche Israele pronta a lasciare - Il premier israeliano Benyamin Netanyahu - che è anche ministro degli affari esteri - ha dato istruzioni di «preparare l'uscita di Israele dall'Unesco in parallelo con gli Usa». 

«La decisione del presidente Trump è coraggiosa e morale, perchè l'Unesco è diventato un teatro dell'assurdo e perché piuttosto che preservare la storia la distorce», ha detto il premier israeliano, secondo il suo ufficio.

Candidatura francese ha «nuovo significato» - Dopo l'uscita degli Usa dall'Unesco, la candidatura della francese Audrey Azoulay assume, in queste circostanze, un nuovo significato». È quanto si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Parigi. «L'Unesco ha più che mai bisogno di un progetto nel quale tutti gli Stati membri possano riconoscersi, che ripristini la fiducia e superi le divisioni politiche mettendosi al solo servizio delle missioni essenziali dell'Unesco. È il progetto che la Francia promuove oggi attraverso la candidatura di Audrey Azoulay», prosegue il testo.

«Deploriamo la decisione americana di ritirarsi dall'Unesco in un periodo il cui il sostegno alla comunità internazionale a questo organismo è fondamentale», continua la nota scritta prima che venisse annunciata anche la volontà di ritirarsi da parte di Israele.

Nell'ultima votazione di ieri, l'ex ministra della Cultura, Audrey Azoulay, era testa a testa con l'omologo del Qatar Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari per succedere alla bulgara Irina Bokova alla direzione generale. Lo scrutinio finale è atteso entro oggi o domani.

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