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STATI UNITINon solo Comey: ecco tutti i "silurati" di Donald Trump

10.05.17 - 18:00
La frase «Sei licenziato!» è già risuonata almeno tre volte alla Casa Bianca in poche settimane
Keystone
Non solo Comey: ecco tutti i "silurati" di Donald Trump
La frase «Sei licenziato!» è già risuonata almeno tre volte alla Casa Bianca in poche settimane

WASHINGTON - "You are fired!", sei licenziato. Le parole che stanno più a cuore al presidente Donald Trump e che lo hanno reso popolare nello show televisivo "The Apprentice" sono già risuonate più volte nei corridoi della Casa Bianca, in poco più di 100 giorni.

La prima testa a cadere è stata quella di Sally Yates, la ministra della giustizia ad interim e una delle ultime eredità dell'era Obama. A poche ore dalla scadenza del suo mandato (sarebbe stata automaticamente sostituita da Jeff Sessions la cui conferma in Senato era attesa il giorno seguente) Yates è stata fatta fuori a sorpresa per essersi «rifiutata di attuare» il bando sugli arrivi da sette paesi a maggioranza musulmana. Yates è apparsa nei giorni scorsi in Congresso per un'audizione sul Russiagate: fu lei ad aver messo in guardia la Casa Bianca su Michael Flynn, ritenuto «ricattabile» dai russi.

Michael Flynn è proprio il nome più pesante a cui Trump - in questo caso - è stato costretto a rinunciare. Il presidente lo aveva fortemente voluto e anche ora, a distanza di mesi dalla sua uscita, continua a usare parole di elogio per il suo ex consigliere alla sicurezza nazionale. Ma Flynn dovette lasciare dopo aver "ingannato" il vice presidente Mike Pence sui contatti avuti con esponenti russi durante la transizione, dopo le elezioni. Contatti che si sono poi rivelati solo la punta dell'icerberg, con Flynn che quando fu nominato faceva ancora parte di una società olandese che lavorava per la Turchia.

Fra le vicissitudini di Flynn traballò anche il ministro della Giustizia James Sessions, che per mettersi al riparo dalla critiche scelse di astenersi dalla indagini sul Russiagate.

La scure di Trump nel frattempo si scagliò contro i procuratori generali dell'era Obama e si scontrò in particolare con il potente procuratore di New York Preet Bharara. Alla richiesta di dimissioni di Trump, Bharara replicò: «Mi cacci!». E Trump lo licenziò in tronco.

Infine il fedelissimo Steve Bannon, il controverso stratega della Casa Bianca dalle posizioni di estrema destra che Trump aveva messo nel Consiglio nazionale per la sicurezza. Salvo poi «sollevarlo» da quell'incarico in seguito alle feroci polemiche.
 
 

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