È una “prima” a livello nazionale, quella che si sta concretizzando nel paesino verzaschese. I promotori: «Niente corridoi, le stanze si raggiungono attraversando le vie del nucleo»
CORIPPO – Il villaggio più piccolo della Svizzera diventerà un hotel. È la ricetta lanciata dall'omonima fondazione per salvare Corippo, paesino verzaschese che oggi conta quattordici residenti. Il concetto è quello dell’albergo diffuso. Con l’osteria del nucleo a fungere da reception e con una decina di vecchie case ottocentesche a trasformarsi in camere. «Sarebbe il primo albergo diffuso della Svizzera – sostiene Fabio Giacomazzi, presidente della Fondazione Corippo 1975 – vogliamo partire con i lavori nel corso del prossimo inverno, in modo da potere iniziare già a primavera 2018 a offrire questa possibilità ai turisti».
Una rinascita attesa – Il progetto, sostenuto da enti pubblici ma anche da privati, complessivamente costerà 6,3 milioni di franchi (3,2 per la prima fase). E arriva da lontano. «A un certo punto – spiega Giacomazzi – ci siamo resi conto che promuovere le residenze primarie non sarebbe stato sufficiente per fare rinascere Corippo. C’erano, e ci sono, limiti oggettivi. Dall’ubicazione discosta alle difficoltà d’accesso. Inoltre, non si possono adeguare le case agli standard attuali, salvaguardando allo stesso tempo le caratteristiche architettoniche degli stabili».
Pasta con patate e cipolle – E così, anche ispirandosi all’esperienza dell’hotel diffuso di Comeglians, nel Friuli, l’idea prende forma. La ricezione sarà situata presso la locale osteria, appena presa in gestione da Claire Amstutz. «Cucineremo specialità ticinesi – promette la signora – minestrone, polenta e brasato, formaggi e affettati. Ma non solo. La nostra sarà una cucina alpina. Con una specialità su tutte: la pasta con patate e cipolle. Per andare dalla ricezione alla camera i clienti attraverseranno le piazze e le stradine di Corippo. Saranno questi i corridoi dell’albergo».
Desiderio di evasione – L’albergo diffuso di Corippo sarà indirizzato a un pubblico di nicchia. Ancora Giacomazzi: «Ci indirizziamo a coppie e persone di mezza età che hanno molta disponibilità di tempo e interesse sia per la natura, sia per la cultura. Ma anche a ditte e ad associazioni che cercano un luogo tranquillo in cui svolgere ritiri o seminari».
Il pane artigianale – Ma non è tutto. In un secondo tempo, il progetto prevede anche la valorizzazione dei terreni terrazzati circostanti, in cui è possibile coltivare la segale. «Recupereremo il vecchio mulino, in cui la segale sarà macinata. E poi la “grà” per essicarla. E il forno per fare il pane. Una persona potrà soggiornare a Corippo e prepararsi il pane artigianalmente, come accadeva una volta. È una delle varie attività di animazione che prevediamo per il futuro».