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«Il mio sogno? Vestita da sposa sulla copertina di Novella 3000»

LUGANO«Il mio sogno? Vestita da sposa sulla copertina di Novella 3000»

24.03.17 - 06:00
Carmen Consoli torna a Lugano con il suo tour acustico: «Saremo tre sirene, ma non abbiate paura di noi». La sua ricetta per essere felici: «Smettere di odiare e ritrovare la semplicità»
Einaudi
«Il mio sogno? Vestita da sposa sulla copertina di Novella 3000»
Carmen Consoli torna a Lugano con il suo tour acustico: «Saremo tre sirene, ma non abbiate paura di noi». La sua ricetta per essere felici: «Smettere di odiare e ritrovare la semplicità»

LUGANO - Torna a Lugano (domenica 23 aprile al LAC) l’inconfondibile voce di Carmen Consoli con il tour "Eco di sirene", progetto acustico che porta sul palco chitarra, violino e violoncello. Il tutto per ricreare la miriade di suggestioni che può offrire la figura di una sirena, non solo creatura mostruosa, ma anche salvatrice,  allarme che canta per avvisare di un pericolo. Attraverso questa voce prendono vita i crucci del presente, le piccole storie di gioia quotidiana, l’essenza intima e magica dell’essere umano.

“Eco di sirene”, progetto acustico tutto al femminile, che parla di donne. Qual è fil rouge di questo lavoro?
«Abbiamo voluto giocare con le diverse accezioni che la figura della sirena arreca in sé. Sono tanti i significati legati a queste donne pesce, non sempre cattive e “divoratrici” di uomini. Secondo la leggenda veneta di Manfredo dei Monticelli, conte 25enne che decide di togliersi la vita per una grave malattia, è proprio una sirena emersa dalle acque a salvargli la vita. Ci sono sirene che avvertono i marinai dei pericoli imminenti o, nella cristianità, quelle che fanno credere a un dio, che conducono alla comprensione della natura divina-umana. Vogliamo giocare con tutte le sfumature di questa creatura».

Che porta in sé anche una connotazione negativa, persino di pericolo.
«La sirena è anche un allarme, nel peggiore dei casi di guerra. Come nel mio pezzo ("Eco di sirene" n.d.r.), di ormai venti anni fa. All'epoca avevamo la guerra dei Balcani, oggi c’è quella in Siria o in Libia. Ma ci sono anche altri allarmi, di guerra sociale. La guerra che fieri condottieri conducono dietro la tastiera di un computer per combattere il virus della propria solitudine, magari offendendo e calunniando gli altri, nascondendosi dietro un nickname».  

Il segno che la società attuale, nonostante il benessere diffuso, è una società che soffre
«È una società sola. Quelli che hanno inventato i social network hanno dato l’illusione di tanti amici. Un antidoto alla solitudine. La differenza è nell’anima. Quella che c’è nei rapporti veri e che manca in quelli virtuali. Oggi è dilagante la carenza di empatia tra esseri umani. Mentre cresce il narcisismo e l’involuzione umana. Dietro un nickname una persona riesce a diseducarsi. Online è tutto permesso».

In questo contesto di imbarbarimento, quanto è difficile essere donna?
«Ma quanto è difficile essere uomo. Parliamo di esseri umani. La donna, certo, è messa male se, ancora oggi, siamo costretti a sentir parlare di femminicidio. Ma vorrei andare oltre, e parlare piuttosto di questa sub-cultura che autorizza il più forte a prevaricare sul più debole. Una cultura fascista che deve essere sradicata».

Qual è la ricetta di Carmen Consoli per ritrovare la felicità?
«Io sono un po’ terrona, sono legata alla terra, alla chiacchiera con il contadino. Penso che vi siano dei valori extra-sociali sui quali i governi non investono. Primo fra tutti proprio quello della felicità. Oggi ci nutriamo solo di “profitto”, “carriera”, “denaro”. La felicità dell’uomo sembra essere legata al lavoro. Io invece penso a Turi, il tipico pescatore siciliano che al mattino esce con la sua barchetta, prende i suoi pesci, ha il minimo indispensabile per campare e pagarsi le bollette. E se gli tolgono la luce ha le candele, e “cu cazzo si nni futti” (chi se ne frega n.d.r.). Questo è lo spirito. Certo, se poi si porta due migranti per salvargli la vita, gli sequestrano la barca e diventa un caso grave».

Tornando al concerto, offri una versione più “dolce” rispetto al tuo solito modo di fare musica. Penso all’uso esclusivo di strumenti acustici e alla scelta dei teatri, che sono un luogo più intimo dove esibirsi
«Essendo fuori dalla logiche discografiche e televisive è un tour di cuore. Sentivo la voglia di fare un concerto da camera. Di fare incontrare la mia musica, leggera, con la musica “colta”. Coinvolgendo un violoncello e un violino e rischiando il colpo di sonno del pubblico. Lavoro da sei mesi a questi arrangiamenti per archi e chitarre. Il concerto è molto difficile, devo essere sincera».

Quindi si rischia davvero di addormentarsi?
«È stato uno dei nostri timori. Eppure, malgrado non abbia pubblicità o singolini che imperversano nelle radio, il pubblico mi ha dato fiducia. Ed è tornato. Torna a sentire un tour che propone molti dei miei pezzi minori. Qui ho riscontrato l’attenzione che va oltre l’attesa del brano più famoso. Ho rispolverato i miei pezzi più nascosti e anche una cover di Rosa Balistreri, una cantante in lingua siciliana, ma, da Bolzano a Roma, i colpi di sonno non ci sono stati. E ringrazio di cuore per permettermi di continuare con la mia carriera senza classifiche, seguendo il mio cuore».

Che però sta scalando le classifiche c’è il pezzo con Tiziano Ferro. Che ha sempre dichiarato di essere un tuo fan. Come mai siete arrivati così tardi a una collaborazione?
«Io e Tiziano siamo amici da 20 anni. Ci vogliamo molto bene e insieme abbiamo lavorato a un brano, “Guarda l’alba”, che io ho messo in un mio disco. Ci siamo sempre ripromessi di fare qualcosa insieme. C’è una forte stima, autentica, che ci lega. “Il Conforto” non è un progetto a tavolino, ma la voglia di fare qualcosa insieme. Al mio posto avrebbe potuto esserci qualsiasi star internazionale, Tiziano non ha bisogno di Carmen Consoli. Ma ci siamo fatti un regalo».

Hai dichiarato che troverai l’amore a 55 anni e poi ti sposerai. Una burla o ci credi davvero?
«Ne sono convinta. Farò il matrimonio con tutti i crismi e per allora vorrò la copertina di Novella 3000. Già mi vedo, truccata benissimo, con mio figlio, ormai grande, che consegna gli anelli...».

Intanto fai la mamma. Di un bimbo avuto con la fecondazione assistita. Tema, questo, che ad oggi crea ancora molta confusione e qualche pregiudizio
«Fortunatamente io l’ho vissuta bene. Certo, da single penso che sia meglio farli in due i figli, ma la mia età biologica mi ha portato a una lunga riflessione prima di intraprendere questo cammino. Del quale sono felice. In coppia, è ovvio, prendere la miriade di decisioni che ci si trova ad affrontare da genitore, è sicuramente più semplice. Ma credo di cavarmela bene».

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