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«Mi danno come favorito all'Eurosong. Non mi piace»

LUGANO«Mi danno come favorito all'Eurosong. Non mi piace»

10.05.17 - 06:01
A pochi giorni dalla finale di Kiev e dall'uscita dell'album sul mercato internazionale Gabbani scherza sul segreto di un successo internazionale: «Merito del numero 9»
Keystone / AP
«Mi danno come favorito all'Eurosong. Non mi piace»
A pochi giorni dalla finale di Kiev e dall'uscita dell'album sul mercato internazionale Gabbani scherza sul segreto di un successo internazionale: «Merito del numero 9»

LUGANO - È un Francesco Gabbani trafelato quello che ci raggiunge al telefono per parlare del suo ultimo album, “Magellano” in uscita sul mercato internazionale dal 12 di maggio. Ha appena terminato le prove per la finale di sabato 13 maggio dell’Eurovision Song Contest e nella sua voce c’è tutta la tensione e l’emozione che l’occasione richiede.

Il palco di Sanremo, quello del primo maggio e ora l’Eurosong. Tutto ok?
«A parte un po’ di stress fisico, dovuto ai continui spostamenti, in quest’ultimo periodo sto facendo il pieno d’emozioni. Sto bene, anche grazie al calore del pubblico. Qui a Kiev è tutto molto intenso, ho trovato un’organizzazione incredibile e mi accolgono tutti con entusiasmo. Mi stanno facendo un sacco di complimenti...».

Come vivi questa attenzione su di te? Ci si aspetta molto, in effetti
«Mi preoccupa un po’ il fatto che per i bookmakers sia dato come il favorito perché, inevitabilmente, presuppone un’aspettativa. Non mi piace. Tendenzialmente io mi approccio alle situazioni “di gara” non come se fossi in gara. Alla fine per me è importante vivere bene il momento, come una bella avventura. Ovvio, non mi dispiacerebbe vincere, ma tutta questa attenzione un po’ mi spaventa».

D’altra parte i numeri parlano abbastanza chiaro. Stai facendo dei risultati che non sono proprio comuni sul mercato italiano della musica
«In Italia l’album è già uscito ed è primo in classifica dopo una settimana. Incredibile, come lo è il successo del primo singolo (che ha superato 110milioni di visualizzazioni su youtube)».

Qui l’album arriva tra qualche giorno. Con una sorpresa in più
«Sì. Abbiamo aggiunto “Amen”, visto che, giustamente, l’estero non la conosce ancora».

Hai giustificato la scelta di 9 tracce nella versione italiana con una sorta di attaccamento a quel numero. Il fatto che all’estero siano 10 non è che rischia di rovinare questo equilibrio?
«La ricorrenza del numero 9 nella mia vita è una cosa che mi sono trovato ad osservare. Non sono un esperto di numerologia, ma sono nato il 9/9, il mio successo è partito nel 2016 e se sommi le cifre fa 9, il mio nome e il titolo di questo album hanno 9 lettere… Insomma, è una coincidenza notevole, ma non credo che l’aver interrotto questa sequenza possa portarmi sfortuna. Spero».

Magellano, il titolo dell’album, ti fa pensare subito ad una partenza. All’interno vi sono molte canzoni che riconducono a una sorta di viaggio interiore. È voluto questo fil rouge?
«Un po’ come per il numero 9 anche questa è una coincidenza. Ad album finito ci siamo accorti che è venuto fuori un involontario concept. Il titolo spero che possa suggerire la voglia di scoprire qualcosa di nuovo non tanto intorno a noi, ma dentro di noi. Devo dire che il viaggio è un filo conduttore che lega un po’ tutti i brani del disco. Che potrebbero idealmente essere considerati come delle tappe, o dei punti d’osservazione. Dei momenti per fermarsi e riflettere».

Nel disco si cita un po’ di filosofia, di storia. Qualcuno potrebbe dire “che palle”, se non fosse che in ogni brano c’è sì una componente riflessiva, ma anche una parte molto ludica, leggera...
«Anzi, direi che quest’ultima è la parte predominante».

E Francesco dove si situa tra le due parti?
«A metà. Questo duplice aspetto fa parte di me, della mia persona. Sono una persona molto istintiva, che tende a godere di quello che vive. Dopo che ho agito di pancia, però, mi fermo ad osservare il risultato delle mie scelte. Nella mia musica probabilmente questo viene fuori. Una volta mi offendevo se il messaggio non veniva recepito, adesso ho capito che va bene così. Io probabilmente devo avere due tipi di pubblico, quello che capisce le mie canzoni e quello a cui le mie canzoni sono dedicate».

Hai registrato l’album a Gallarate, per i testi è consolidata la collaborazione con Fabio Ilacqua, che è di Varese. Quand’è che ti trasferisci da quelle parti?
«Ti dirò, non mi dispiacerebbe mettere su una sorta di factory con questo team, con il quale mi trovo bene, prima di tutto, dal punto di vista umano».

Guardando il balletto della scimmia in “Occidentali’s Karma” non può non venire in mente il Lucio Dalla di “Attenti al Lupo”. È una citazione?
«In realtà no. Quel balletto è nato nello studio di Luca Chiaravalli mentre realizzavamo quel brano. Io casualmente ho fatto questo movimento che è diventato poi una sorta di tormentone e abbiamo deciso di cavalcare la cosa. È piuttosto una rappresentazione visiva della citazione di Desmond Morris inclusa nel brano. Il collegamento con Dalla non è assolutamente voluto, per quanto non mi dispiaccia affatto».

Nell’ultimo brano c’è una ghost track. Come mai questa scelta inconsueta?
«Perché se la mettevo nella track list le canzoni non erano più 9, per il discorso di cui sopra (ride)».

Non ci resta che augurarti in bocca al lupo per l’Eurosong e comunque vada...
«Panta rei».

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