Avvicinato da un’americana di origine indiana le ha risposto: «Siamo un grande Paese, le permettiamo di essere qui»
WASHINGTON - Se non bastassero le gaffe nella sala stampa della Casa Bianca, il portavoce di Donald Trump ha iniziato a collezionarne anche in privato, all’esterno. Avvicinato - certo in modo irruento e indiscreto - da una privata cittadina in un Apple Store di Washington, Sean Spicer è riuscito a rimediare un’accusa di razzismo.
Alla 33enne Shree Chauhan che gli chiedeva come fosse «lavorare per un fascista» e che legami avesse con la Russia, il portavoce di Trump ha infatti risposto: «Questo è un grande Paese, le permette di essere qui». A confermarlo c’è un video postato dalla donna su Twitter. Il problema? Shree Chauhan è una cittadina americana, figlia di immigrati indiani, nata e cresciuta negli Stati Uniti.
«Questo è razzismo ed è una minaccia implicita», lamenta sul suo blog la 33enne, che lavora per una no-profit che si occupa di educazione. Il modo in cui si è avventata su Spicer, ammette, è stato però «scortese»: non voleva perdere «l’enorme opportunità» di interrogare il portavoce.
Come riporta la Bbc, da quando ha postato il video Chauhan è stata ferocemente attaccata online e accusata di essere «vile» per aver «molestato» Spicer.