Dopo l'avvelenamento di diversi capi di bestiame, l'agricoltore Olindo Vanzetta inoltra denuncia contro ignoti. Alla base del problema, forse, le discariche abusive in zona Buzza
BIASCA – Una dozzina di capre avvelenate, di cui la metà morte. È il bollettino "di guerra" con cui è confrontato Olindo Vanzetta, esperto agricoltore di Biasca. Che, dopo le prime analisi del veterinario, lancia l'allarme. «Le mie capre sono state uccise dalla superficialità di chi abbandona rifiuti in mezzo alla natura – sostiene –. Ho inoltrato denuncia contro ignoti. E avvertirò le autorità comunali e patriziali. Questa situazione deve finire».
Discariche "fai da te" – La situazione in questione sarebbe quella venutasi a creare, nel corso degli anni, nella zona della "Buzza di Biasca". E più in generale lungo gli argini del fiume Brenno. «La gente ha scambiato quei posti per discariche – tuona l'agricoltore –. Vi deposita tonnellate di scarti vegetali, e non solo. Dalle analisi è emerso che i miei animali, ingerendo questi scarti, magari tossici, potrebbero essersi avvelenati. D'altra parte io stesso li ho visti con la bava alla bocca».
Sindaco ignaro – Il contadino biaschese, che già aveva accennato della sua vicenda al quotidiano “La Regione”, è piuttosto alterato dalle emozioni vissute negli ultimi tempi. Le sue affermazioni necessiterebbero ancora della conferma ufficiale da parte del veterinario. Impossibile da avere al momento. Quello che è certo è che il problema delle discariche improvvisate in zona Buzza c'è. Anche se Loris Galbusera, sindaco di Biasca, sembra non esserne a conoscenza. «Se dovessero arrivare segnalazioni, tuttavia, agiremmo subito».
Risparmio illegale – Elio Re, presidente del Patriziato, proprietario di parte dei terreni, è invece più informato dei fatti. «La realtà è lì da vedere. È un problema che va avanti da tempo. Non sappiamo più cosa fare. La gente, pur di risparmiare sui costi dello smaltimento dei rifiuti, va in quella zona e scarica di tutto. Troviamo anche scarti di piccoli cantieri. Chiariamolo subito: nei paraggi c'è anche il deposito del cantiere di AlpTransit. Ma quello non crea difficoltà. È controllato ed è legale. I problemi sono ben altri».
Maleducazione – Re non nasconde la sua amarezza. «Siamo confrontati con tanta maleducazione. E anche con un po' di omertà. C'è chi vede la gente comportarsi in modo sbagliato e non dice nulla. Tace. Così è difficilissimo risalire ai responsabili. Il Patriziato ha 5.000 ettari di terreno. Facciamo di tutto per tenere le cose in ordine. Eppure continuano a esserci questi episodi».