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CROGLIOCrisi Minimotor: ticinesi in balia dei tedeschi

24.03.17 - 17:59
Alla base dei 16 licenziamenti del 2017 ci sarebbero anche le strategie del gruppo Faulhaber che cinque anni fa ha acquisito l’azienda malcantonese
Crisi Minimotor: ticinesi in balia dei tedeschi
Alla base dei 16 licenziamenti del 2017 ci sarebbero anche le strategie del gruppo Faulhaber che cinque anni fa ha acquisito l’azienda malcantonese

CROGLIO – Una crisi dovuta alla perdita di alcuni grandi clienti negli Stati Uniti. È la spiegazione ufficiale data dalla direttrice delle finanze Barbara Boschetti ai sedici licenziamenti avvenuti di recente alla Minimotor di Croglio. Ma dietro alla situazione che sta vivendo la ditta malcantonese, attiva nella meccanica di precisione, ci sarebbe anche altro. In particolare le strategie del gruppo tedesco Faulhaber, che cinque anni fa ha acquisito la stessa Minimotor.

Flessibilità – Il colosso germanico negli ultimi anni avrebbe ordinato decine di nuove assunzioni alla Minimotor, per fare fronte ai picchi di produzione. Donne con contratti flessibili. Il concetto è quello del lavoro part-time con possibilità di fare ore aggiuntive a discrezione dell’azienda. Supplementi che non sarebbero retribuiti, ma che finirebbero in un monte ore spendibile come “permessi” nei momenti di calo di lavoro. Eppure, a essere licenziate in questo momento di grave difficoltà, non sono state solo operaie “precarie”. Tra le donne allontanate ve ne sarebbero anche alcune con lunga esperienza. Perché?

Cambio di rotta – È un cambio di rotta netto, brusco, quello vissuto dalla Minimotor nel corso degli ultimi cinque anni. A Croglio si è passati da una gestione quasi famigliare, a uno stile manageriale improntato sulla spersonalizzazione della forza lavoro. Adesso è Faulhaber a dettare ritmi e tempi.

Costi di produzione inferiori – Lo stesso colosso tedesco avrebbe dirottato su altre aziende del gruppo la produzione per alcuni clienti che prima venivano serviti da Minimotor. Dove? Ad esempio in Germania o in Ungheria, dove i costi di produzione sono inferiori rispetto al Ticino. Ad esempio, proprio a causa di questo stratagemma, è venuta a mancare la collaborazione con un grosso cliente americano che realizza automazioni per sedili di aerei di linea.

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