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STABIODelta verso la chiusura, «la politica degli sgravi fiscali non basta più»

03.03.16 - 12:30
L'azienda olandese dell'acciaio rischia il fallimento. Rolando Lepori di Unia: «Caso emblematico per capire cosa sta succedendo in Ticino»
Delta verso la chiusura, «la politica degli sgravi fiscali non basta più»
L'azienda olandese dell'acciaio rischia il fallimento. Rolando Lepori di Unia: «Caso emblematico per capire cosa sta succedendo in Ticino»

STABIO - Ancora una brutta notizia sul fronte dell'occupazione in Ticino. Dopo l'annuncio del trasferimento di Armani a Milano, giunge la notizia del licenziamento di tutti e 33 gli operai della Delta Stahlröhre BV, azienda olandese dell'acciaio presente a Stabio che, dopo 25 anni di vita, si ritrova ora sull'orlo del fallimento.

«Non più concorrenziali» - Le difficoltà finanziarie dell'azienda di Stabio sono originate dal costo del lavoro e della produzione in Svizzera che - come si legge nella lettera consegnata ai dipendenti - «non permette più di essere concorrenziali rispetto ai normali parametri dei costi di fabbricazione europei».

«Serve una riflessione sullo sviluppo del nostro territorio» - Questa giustificazione, secondo Rolando Lepori, segretario di Unia, è significativa per comprendere quanto sta succedendo nel Ticino del "capannone d'importazione". Storicamente rimasto escluso dalla tradizione industriale lombardo-piemontese, il Ticino ha optato sostanzialmente ad una politica economica a favore delle aziende d'importazione, basata sostanzialmente sugli sconti fiscali e sulla possibilità di poter reperire personale qualificato a prezzi molto allettanti. Se poi si considera che, differentemente ai Paesi a noi vicini, nelle imprese non vi sono delegati sindacali e le aziende sono libere di non firmare un contratto collettivo di lavoro, la partenza e la chiusura di aziende straniere dal territorio ticinese solleva non pochi interrogativi e impone una riflessione sul modello di sviluppo nel nostro territorio. Quando vi è poi la possibilità di mettere i lavoratori uno contro l'altro (lavoratori contro residenti) e dove non ci sono contratti collettivi di lavoro o dove non valgono per tutti è ovvio che sono le aziende ad approfittarsene di questa situazione.

Il fisco che ingolosisce le aziende - «Per anni, Mendrisiotto su tutti, si sono insediate nel nostro territorio aziende estere a basso valore aggiunto per mera speculazione. Ma non solo. La manodopera qualificata a basso costo, a disposizione in grande quantità in Lombardia, e i vantaggi fiscali sono ulteriori elementi che hanno attratto molte imprese. Questo, sotto il punto di vista morale ed etico è deprecabile perché, in questo modo, non abbiamo fatto altro che togliere risorse importanti dai Paesi esteri», ha commentato il segretario di Unia.

«Basta speculare sulla quantità» - Adesso pare che il giocattolo si stia rompendo. «La nuova normativa sulle imposizione delle imprese (la cosiddetta Riforma III dell'imposizione delle imprese, ndr) complicherà la vita e non di poco alle aziende e il rientro in Patria di alcune realtà industriali rappresentano una situazione inedita e una sfida difficile da affrontare per il futuro», ha continuato Lepori. In altre parole, la pacchia è finita. «Il Ticino non può più speculare sulla quantità. Fino a qualche anno fa si credeva che la somma di tante aziende a basso valore aggiunto avrebbe creato lavoro e generato molte entrate fiscali da ridistribuire sul territorio. «In tutti i casi non sempre le aziende fanno utili e non tutti i dirigenti abitano in Ticino. Inoltre ci sono aziende al limite della sopravvivenza che ricorrono allo strumento della disoccupazione parziale. E ciò rappresenta un costo che viene assunto dalla società», ha ricordato Lepori.

I nodi vengono al pettine - Oggi, invece, ci si è accorti che il costo sociale di questo modello di sviluppo economico si sta rivelando più alto rispetto al beneficio economico che ne deriva. «Se facciamo un bilancio tra i vantaggi e gli svantaggi è evidente che il saldo è negativo. Il traffico che paralizza il Mendrisiotto si ripercuote sulla qualità di vita dei suoi abitanti, la qualità dell'aria, l'urbanizzazione, i costi della salute non sono che alcuni degli svantaggi. E' emblematico quanto successo a Ligornetto. E' bastato chiudere una stradina che passa per il centro del paese per creare un problema di traffico pazzesco. Questa non è che la conferma di un territorio giunto ormai al limite delle proprie possibilità».

Quale modello di sviluppo? - Secondo Lepori urge al più presto un nuovo ripensamento generale sul modello di sviluppo del Ticino. «Dovremmo aprire una riflessione seria e approfondita sul modello di sviluppo nel nostro territorio. Dobbiamo trovare un equilibrio affinché le aziende che si installano da noi non portino soltanto posti di lavoro a basso valore aggiunto, non occupino soltanto lavoratori frontalieri e non generino un problema di traffico ormai divenuto insostenibile. Anche perché se guardiamo il voto di domenica in Ticino, con i ticinesi che hanno votato a favore dell'espulsione dei criminali stranieri, ci rendiamo conto quanto questo risultato sia il risultato di una politica miope che ha generato una reazione sconsiderata, in cui lo straniero diventa automaticamente un criminale», ha concluso il segretario regionale di Unia.

E per quanto riguarda il futuro dei dipendenti della Delta? Unia farà quello che potrà, anche se gli spazi di manovra sono molto ristretti. 

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COMMENTI
 

F/A-18 8 anni fa su tio
leggo ora di un'altra azienda di giornico che chiude, altre seguiranno in quanto non stanno in piedi, abbiamo salari troppo alti, inutile difendere questi salari in quanto un'imprenditore o ci stà dentro o chiude e tanti chiuderanno, punto.

F/A-18 8 anni fa su tio
cavoli, mi sono dato da fare per scrivere un post e poi dopo averlo inviato non vien fuori niente.........beh, comunque volevo dire che tutto nel nostro paese é troppo caro e dovrà calare, stipendi come prezzi al consumo come pure gli affitti, il costo di terreni ed appartamenti, prestazioni di professionisti tra cui ingegneri, architetti, medici, farmacisti, dentisti ed avvocati, cassa malati e quant'altro, tutto cio' per renderci piu competitivi, a nulle serve il protezionismo e le barriere ai confini, siamo una macchietta in mezzo al mondo ed é meglio che ci rendiamo conto di questo.

Equalizer 8 anni fa su tio
Questo è il classico esempio di chi vuole fregiarsi del marchio Swiss Made ma con stipendi italiani alla produzione.

ilarios 8 anni fa su tio
Direi di non escludere l'impatto ambientale. Loro risparmiano sui salari, ma assumono gente che si fa chilometri e chilometri ogni giorno intossicando il mendrisiotto con impatti ambientali altissimi e ricadute sulla salute delle persone. Questo significa "svendere" il territorio. La crisi aiuta a tagliare aziende poco sane.

tazmaniac 8 anni fa su tio
Ma chi caspita comanda in queste aziende??? Hanno la fortuna rispetto ad altre nazioni ed altri cantoni di poter sfruttare la mano d'opera a basso costo frontaliera e nemmeno con quello riescono ad essere concorrenziali. Qualche dubbio sulle capacità imprenditoriali di questi dirigenti mi viene, ma bello grosso....

Meno 8 anni fa su tio
Risposta a tazmaniac
Te invece sei un imprenditore di successo che riesce a produrre beni di basso valore aggiunto, bassa tecnologia, pagare stipendi in svizzera (perché anche se i frontalieri costano meno degli svizzeri, costano sempre molto di più rispetto i salari italiani e di molte altre nazioni), franco forte che rende i prezzi non competitivi..... Perché non metti insieme te la società con una cordata? Penso che non si possa giudicare solo sulla base di poche informazioni fornite dai media.

Benji78 8 anni fa su tio
Risposta a tazmaniac
Se bastasse la manodopera a basso costo da sfruttare (parola che non mi piace affatto) per tenere in piedi le aziende non pensi che la situazione sarebbe più semplice. Chi pensi che lavori nelle aziende che continuano a fallire? Svizzeri? Ma conosci la situazione del nostro cantone o arrivi da Marte?

tazmaniac 8 anni fa su tio
Risposta a Benji78
Certo che la conosco e resto della mia idea.

Benji78 8 anni fa su tio
Risposta a tazmaniac
Bravo. Sei un genio. Fai domanda al dipartimento dell'economia, magari ti assumono.

tazmaniac 8 anni fa su tio
Risposta a Benji78
sicuramente più di te, su questo non c'è dubbio ;o)

lo spiaggiato 8 anni fa su tio
Risposta a Meno
Urca, sicuramente un imprenditore con doti fuori dal comune... hi hi hi

Benji78 8 anni fa su tio
Che il modello di sviluppo ticinese sia inadeguato perché punta molto su aziende di importazione a basso valore aggiunto è evidente. Anche se mi piacerebbe vedere la lista delle aziende ad alto valore aggiunto disposte a prendere sede in Svizzera. Il fatto che nel caso specifico l'azienda sia stata in piedi 25 anni probabilmente vuol dire che almeno inizialmente non era così tanto a basso valore aggiunto. Credo, ma non conosco il settore dell'acciaio. In 25 anni le condizioni sono cambiate e certe aziende attive in settori globalizzati non hanno più modo di sopravvivere in un paese come la Svizzera. Fanno già fatica a sopravvivere in Europa, con la tentazione di spostarsi in paesi "emergenti", figuriamoci in Svizzera.

Meno 8 anni fa su tio
Risposta a Benji78
Te hai capito il punto. Bisogna puntare su imprese ad alto valore aggiunto.... però queste non cascano dal cielo e le stesse vengono corteggiate da tutte le nazioni e cantoni. Inoltre il clima politico isterico contro l'economia che c'è il Ticino (che può avere anche le sue ragioni per l'amor del cielo) non è certo una buona premessa per chi deve decidere dove insediarsi.

GI 8 anni fa su tio
Ecco una ghiotta opportunità per UNIA per investire ed assumere !!
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