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BERNAPrevidenza 2020: UDC e PLR contro PPD e sinistra, Nazionale contro Stati

28.02.17 - 12:27
È sempre muro contro muro in Parlamento in merito al progetto Previdenza per la vecchiaia 2020
Previdenza 2020: UDC e PLR contro PPD e sinistra, Nazionale contro Stati
È sempre muro contro muro in Parlamento in merito al progetto Previdenza per la vecchiaia 2020

BERNA - È sempre muro contro muro in Parlamento in merito al progetto Previdenza per la vecchiaia 2020 con l'UDC e il PLR da una parte e il PPD e la sinistra dall'altra. Il Consiglio nazionale ha infatti nuovamente bocciato oggi praticamente tutte le proposte degli Stati e difese dai popolari democratici e dallo schieramento rosso-verde.

La maggioranza ha così nuovamente deciso, con 103 voti contro 92 e 2 astenuti, di compensare nell'ambito del Secondo Pilastro - modificando la proposta in alcuni punti - il previsto abbassamento (dal 6,8% al 6%) del tasso di conversione utilizzato per calcolare le rendite. In particolare si prevede una modifica nelle modalità di contribuzione dei salariati e la soppressione della deduzione di coordinamento.

La minoranza composta da PPD, PS e Verdi ha invano proposto di seguire il Consiglio degli Stati, secondo cui la riduzione della rendita pensionistica provocata dall'abbassamento del tasso di conversione andrebbe compensata con un supplemento di 70 franchi della rendita AVS e l'aumento del tetto massimo per i coniugi dal 150 al 155%.

Aumentare l'AVS o il capitale LPP?

"L'aumento delle rendite AVS è una soluzione semplice ed efficace ed è inoltre facilmente comprensibile per la popolazione", ha spiegato Ruth Humbel (PPD/AG). Diversi parlamentari della sinistra hanno poi sottolineato che la prevista soppressione della deduzione di coordinamento non è una soluzione auspicabile in quanto i prelievi salariali aumenterebbero in modo considerevole, in particolare per le persone a basso reddito. Meglio quindi finanziare la riforma con un aumento dell'IVA dell'1%.

Con un incremento del solo 0,6%, come vorrebbero UDC e PLR, non sarà possibile garantire il finanziamento del fondo AVS, ha sostenuto Marina Carobbio Guscetti (PS/TI). A lungo termine sarebbe quindi necessario aumentare l'età pensionabile o diminuire le rendite.

Secondo Thomas de Courten (UDC/BL) la soluzione "ad innaffiatoio" voluta dalla minoranza non è valida e rischia di non passare lo scoglio popolare. Solo una compensazione nel Secondo Pilastro permette veramente di garantire l'ammontare delle rendite, ha aggiunto la relatrice della commissione Isabelle Moret (PLR/VD).

Per la vodese la soppressione della deduzione di coordinamento andrebbe soprattutto a vantaggio degli occupati a tempo parziale, dei lavoratori con più occupazioni e di quelli delle fasce di reddito inferiori. Tramite una diversa distribuzione delle aliquote di riferimento per il calcolo degli accrediti vecchiaia, ha affermato Moret, la soluzione del Nazionale permetterà anche di porre fine alla discriminazione dei lavoratori anziani sul mercato del lavoro.

Attualmente i lavoratori ultra 55enni versano un accredito vecchiaia pari al 18% della paga assicurata (chiamato anche "salario coordinato" che va da 24'675 a 84'600 franchi al massimo). Il Nazionale propone di abbassare tale aliquota al 13,5%, tasso che sarebbe valido anche per i 45-54enni (che attualmente versano il 15%).

Le aliquote verrebbero ridotte anche per i più giovani: dal 7 al 5% per chi ha tra 25 e 34 anni, e dal 10 all'8% per i 35-44enni. Contemporaneamente verrebbe abolita la cosiddetta "deduzione di coordinamento", ossia la parte più bassa della busta paga (tra 0 e a 24'675 franchi) che attualmente non è assicurata nel quadro del Secondo Pilastro.

I prelievi salariali sarebbero così calcolati su tutto il salario (fino ad un massimo di 84'600 franchi). In questo modo sarebbe possibile accumulare un capitale pensionistico più elevato che consentirebbe di compensare la riduzione del tasso di conversione.

In pensione a 67 anni?

Il Nazionale, sempre con l'opposizione del PPD e della sinistra, ha anche rilanciato (con 101 voti a 90 e 4 astensioni) la proposta di aumentare automaticamente fino a 67 anni l'età pensionabile in caso di ristrettezze finanziare dell'AVS. Proposta che era stata sonoramente bocciata dal Consiglio degli Stati.

Concretamente, qualora la copertura del Fondo AVS dovesse scendere sotto l'80% (verosimilmente non prima del 2030), il governo dovrebbe progressivamente aumentare l'età di riferimento per ottenere una rendita (al massimo 4 mesi supplementari ogni anno), fino a raggiungere 67 anni.

Contro tale possibilità PPD e sinistra hanno fatto fronte comune: "bisogna trarre insegnamento dalla recente votazione sulla terza riforma dell'imposizione delle imprese e non caricare eccessivamente la barca", ha affermato Ruth Humbel. "Si tratta di una provocazione che metterà a repentaglio la riforma", ha aggiunto Marina Carobbio Guscetti.

Visto l'aumento della speranza di vita, l'incremento dell'età pensionabile non rappresenta invece più un tabù, e anche la popolazione se ne sta rendendo conto, ha replicato Bruno Pezzatti (PLR/ZG). "Questo meccanismo è ragionevole e garantisce che anche in futuro l'AVS potrà essere finanziata", ha aggiunto Sebastian Frehner (UDC/BL) ricordando che tale strumento comprende anche un aumento dell'IVA.

L'IVA va aumentata di 0,6 punti

E a proposito di Imposta sul valore aggiunto, il Nazionale ha nuovamente stabilito (con 104 voti contro 90 e un'astensione) che, per garantire il finanziamento dell'AVS, l'IVA va aumentata di 0,6 punti percentuali. La minoranza e gli Stati volevano un +1,0 punti per finanziare le misure di compensazione all'interno dell'AVS.

L'incremento avverrà a tappe ma inizialmente il tasso rimarrà invariato: nel 2018 terminerà infatti il supplemento di 0,4 punti dell'IVA destinato all'AI per il suo risanamento. Contemporaneamente entrerà in vigore un aumento di 0,1 punti attribuito alla ferrovia (decisione presa nell'ambito del progetto FAIF) e di 0,3 punti assegnati proprio all'AVS.

Un secondo incremento di 0,3 punti sarà effettivo quando l'età pensionabile delle donne avrà raggiunto 65 anni (ossia tre anni dopo l'entrata in vigore della riforma, come già deciso nelle passate sedute).

Anche per quanto riguarda il contributo della Confederazione all'AVS, la Camera del popolo ha mantenuto la propria posizione decidendo, con 129 voti contro 65 e un'astensione, di portarlo al 20%. Gli Stati propongono di rimanere all'attuale 19,55% per non compromettere gli altri compiti dello Stato.

Tagli alle rendite vedovili

Il Nazionale ha poi nuovamente approvato le modifiche riguardanti le rendite per vedove/i e gli orfani limitandone il diritto alle persone vedove che al momento del decesso del coniuge hanno un figlio di età inferiore ai 18 anni oppure un figlio agli studi di età inferiore ai 25 anni oppure che si occupano di un figlio bisognoso di cure.

Per la minoranza non bisogna caricare troppo la riforma per non correre il rischio che venga affossata in votazione. Se accettata, questa modifica peserebbe infatti sostanzialmente sulle spalle delle donne che già devono fare i conti con l'aumento dell'età pensionabile, ha ricordato, invano, Barbara Schmid-Federer (PPD/ZH).

"Questi tagli sono giustificati dall'evoluzione della società e sono socialmente sopportabili", ha replicato Thomas de Courten. Quando sono state introdotte queste rendite gli assegni famigliari non esistevano ancora, una riforma è quindi sensata, ha aggiunto Isabelle Moret.

Esito della riforma incerto

Il dossier torna ora al Consiglio degli Stati la cui commissione competente si riunirà giovedì per discutere delle proposte uscite oggi dal Nazionale. Tra l'altro quel giorno la Camera del popolo eccezionalmente non terrà alcuna seduta ordinaria proprio per lasciare tempo ai commissari tempo di discutere.

Il Consiglio degli Stati tratterà poi la riforma Previdenza 2020 martedì 7 marzo. Il dossier tornerà al Nazionale il lunedì successivo. È inoltre molto probabile che si vada in Conferenza di conciliazione, che è già in agenda per l'ultimo giovedì della sessione.

Secondo diversi osservatori della vita politica federale, è probabile che la Conferenza di conciliazione scelga la variante fin qui difesa dagli Stati, ossia la compensazione in seno all'AVS dell'abbassamento del tasso di conversione. Per far sì che tale soluzione venga accettata dal Nazionale, il PPD e la sinistra necessitano del consenso di una decina di deputati che oggi hanno votato l'altra variante (ossia UDC, PLR e PVL). Tali voti potrebbero venire dai Verdi liberali e dalla lobby contadina.

L'esito dell'intera riforma è dunque più che mai incerto. L'ultimo scoglio parlamentare, che non sarà evidente da superare, sarà poi costituito dalle votazioni finali previste per venerdì 17 marzo. L'ultima parola, come sempre in caso di modifiche costituzionali, spetterà al popolo e la votazione dovrebbe tenersi il prossimo 24 settembre.

 

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