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SAN GALLOGenitori, attenzione ad essere iperprotettivi. La storia di Marko

21.11.16 - 20:07
Il bimbo ha 7 anni. Il Tribunale federale ritiene che l'educazione impartita non gli permetta di andare a scuola come gli altri bambini. Un caso estremo, ma non unico
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Genitori, attenzione ad essere iperprotettivi. La storia di Marko
Il bimbo ha 7 anni. Il Tribunale federale ritiene che l'educazione impartita non gli permetta di andare a scuola come gli altri bambini. Un caso estremo, ma non unico

SAN GALLO - Marko ha 7 anni. Il bimbo sangallese si trova oggi in una scuola speciale. Secondo gli psicologi scolastici presenta dei "ritardi nello sviluppo" che gli impediscono di adattarsi alle esigenze di una scuola normale.

È maldestro con una matita in mano, ha difficoltà a salire le scale da solo, senza cadere, e mostra problemi di socializzazione con gli altri bambini. Tutto questo, secondo gli esperti, è dovuto all'iperprotezione dei genitori che gli ha impedito di acquisire le competenze di base per essere ammesso a una scuola pubblica.

«Un'infanzia normale» - I genitori di Marko sono indignati per questa decisione. Come riferisce la "SonntagsZeitung", hanno portato il caso di fronte al Tribunale Federale. Il padre rifiuta infatti le conclusioni degli psicologi.

Suo figlio, spiega, ha avuto una «normale infanzia», durante la quale giocava all'aria aperta, seguiva corsi di karate e calcio, ed era costantemente a contatto con altri bambini. «E' assurdo affermare che non sia in grado di tenere una matita o salire le scale», sottolinea.

«Temiamo che questa condizione "speciale" possa incidere sul suo futuro» ammette il genitore. Ma le sue argomentazioni non sono servite a molto. La più alta Corte del Paese ha infatti confermato il collocamento del piccolo in un istituto specializzato. Il caso sarà ora portato davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

Genitori troppo coinvolti - Il domenicale mette in evidenza il "paradosso" della società moderna: i genitori non si dicono mai "colpevoli" per i problemi nella formazione dei bambini, ma gli uffici degli psicologi infantili «sono sempre pieni». «I bambini iperprotetti - analizza il terapeuta Jesper Jull -, sono altrettanto malati di quelli abbandonati».

Jürg Frick, ricercatore in scienze dell'educazione presso l'Università di Zurigo, ha osservato da parte sua «un aumento dei bambini "curati troppo"». Cita il caso dei genitori che portano ai loro figli fino a tre spuntini al giorno al giardino d'infanzia, solo per controllarli.

Altri fanno i loro compiti o prendono le parti dei figli in caso di problemi. Alcune scuole hanno dovuto adottare delle misure per impedire che i genitori accompagnassero i propri figli fin dentro la classe.

Non sono solo i soldi o i regali A "rovinare" un bambino. Quando c'è un eccesso di tenerezza e protezione, un controllo costante ad ogni passo per risparmiare al bambino tutti i problemi della vita, si priva il fanciullo (domani adulto) delle competenze essenziali per una vita sana quali la tolleranza alla frustrazione e la perseveranza.

Un angelo in casa, un demone a scuola - Un'analisi condivisa dallo psicologo Allan Guggenbühl. Secondo lui, molti genitori dimenticano il loro ruolo per diventare solo «fornitori di servizi».

«Credono di dover occuparsi del trasporto e dell'intrattenimento del bambino dopo la scuola, in modo che non non si annoi mai». Ma così facendo rendono più complessa la strada per l'indipendenza. «Molte competenze vengono apprese quando i bambini si muovono liberamente». E i problemi iniziano a farsi notare con l'inizio della scuola. «Ci sono bambini che non sanno allacciarsi le scarpe, perché è la madre che lo fa per loro», spiega Jürg Frick. «Alcuni bambini, che sono adorabili a casa, diventano ingestibili a scuola. Con il rischio che, in seguito, non riusciranno a sopportare l'autorità dei loro capi e svilupperanno un comportamento egocentrico che renderà la loro vita professionale e sociale difficile».

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COMMENTI
 

sedelin 7 anni fa su tio
NON SI PUÒ CERTO GIUDICARE QUESTO CASO LEGGENDO L'ARTICOLO. E NESSUNO LO VUOLE FARE. PERÒ UN PAIO DI CONSIDERAZIONI GENERALI é LECITO FARLE: -di norma non si mette un bambino in una scuola speciale con leggerezza, c'è sempre qualcosa che non funziona, agli occhi di tutti (psicologi e genitori). - gli psicologi lavorano su schemi prestabiliti, ma hanno il compito di conoscere il bambino con un contatto personale e temporale continuo. - in generale é vero che buona parte dei genitori é iperprotettiva all'inverosimile: guai se i loro bambini sentono un dolorino, guai se hanno una piccola ferita, guai se devono fare fatica, se devono fare i compiti, poverini sono stanchi dopo la scuola, il violino al lunedì, la piscina mercoledì, e venerdì il corso in palestra. sono tanto stanchi che bisogna allacciargli le scarpe,.................. mi fermo.

spank77 7 anni fa su tio
Risposta a sedelin
è vero gli psicologi lavorano secondo schemi prestabiliti. Il problema spesso è proprio questo: troppo lavoro e poco tempo per seguire tutti come dovrebbero e cosi via, ci sia basa su schemi teorici (ancora "freschi" in quanto disturbi delle ultime generazion). Un bambino che vede lo psicologo anche una volta alla settimana per un'ora...è risaputo che negli ultimi anni piovono sui bambini numerose diagnosi dai nomi più strani...bimbo agitato e non attento ? ADHD (deficit attenzione) o...quando spesso il problema è della società che sommerge i bambini di immagini, suoni e caos... Bambino testardo, che non ascolta e si ribella ? DOP (disturbo oppositivo provocatorio). Probabilmente in questo caso si va oltre all'inciampare sulle scale o a tenere goffamente una matita tra le mani...me lo auguro perchè se cosi non fosse capirei lo stato d'animo dei genitori. La domanda che mi pongo è: la diagnosi viene stabilita dopo quando ore passate con il bambino ? Nello studio del dottore ? Nell'ambiente scolastico ben nascosti ?

moonie 7 anni fa su tio
Risposta a spank77
le malattie si inventano. anche la cellulite è considerata una malattia. tutto questo serve solo per poter vendere una cura. una manna per tutti quei genitori iper-protettivi e iper-apprensivi (cioè iper insicuri). il poter "dargli qualcosa" rende meno pesante il proprio fallimento. mi chiedo come si tiravano su i figli fino a 60-70 anni fa. se solo penso a mio papà che per andare a scuola doveva fare almeno 10 km andare e 10 a tornare a piedi e in campagna, che c'era il sole o nevicasse e dopo la scuola aiutava anche in campagna. malattie finte per cure finte .. per finti genitori.

pillola rossa 7 anni fa su tio
Risposta a spank77
ADH(D) viene diagnosticato attraverso tutta una serie di test, che in Ticino vengono fatti solo dopo le elementari. I risultati evidenziano un QI nella norma, ma l'incapacità di svolgere i compiti con la stessa rapidità degli altri ragazzi. Non si tratta di una malattia, ma di un funzionamento diverso dalla media, come potrebbe essere il mancinismo. Per esempio un ragazzo comprende perfettamente il significato di tempo, ma non sa leggere le ore sull'orologio. A volte raggiungono risultati intuitivi sorprendentemente migliori della media, ma non sono in grado di spiegare come ci sono arrivati. È provato che spesso questi ragazzi riescono a migliorare le strategie di stoccaggio e recupero delle informazioni attraverso il movimento fisico. Quindi il ritalin, così ampiamente prescritto, porta il bambino a essere certamente più tranquillo, ma anche maggiormente esposto alla depressione, mentre i percorsi intellettivi rimangono uguali. In cambio non disturba più nessuno e i genitori smettono di sentirsi inadeguati. Come dice sotto Moonie, una volta i bambini si muovevano molto di più e ovviavano a queste problematiche in modo naturale. Ci sono scuole che hanno introdotto delle ciclette al posto delle sedie per questi bambini, in modo da permettere loro il movimento senza interferire con l'ordine in classe. Non credo sia un problema di eccessive stimolazioni, altrimenti in una famiglia con un figlio ADH(D) anche tutti gli altri figli dovrebbero avere lo stesso disturbo. L'ADH storico per antonomasia è Leonardo Da Vinci. Di una cosa ho certezza: un bambino ADH(D) non riconosciuto per tempo (alle medie è tardi) cresce con un'autostima compromessa.

spank77 7 anni fa su tio
Risposta a pillola rossa
Lo so che non è una malattia...ma a mio avviso (ho visto un documentario proprio sulla problematica in Francia) si tende a diagnosticarla anche quando non c`è. Ci sono diversi psicologi che hanno sollevato il problema. La nostra società accetta meno volentieri i bambini movimentati e agitati e distratti. Spesso sgridiamo i bambini per comportamenti che se analizzati più profondamente sono comportamenti spensierati che dovrebbero essere normalissimi per la loro età...ma oggi siamo tutti di corsa...vogliamo dei bambini perfettini (che non corrono , non saltano, non gridano) perchè "sopportiamo" il caos meno di un tempo. Spesso bisognerebbe davvero porsi la domanda di dove sta il confine tra normale e patologico...quando la linea di confine è sottile si preferisce andare nel patologico per essere sicuri...questione di tempo a disposizione.

pillola rossa 7 anni fa su tio
Risposta a spank77
La tendenza in Ticino è quella di posticipare i test in modo di dare tempo ai bambini di completare il loro sviluppo. Qualche volta è veramente solo questione di tempo. Ma chi invece non migliora rischia di portarsi dietro un'immagine di sé limitante. I test sono attendibili, te lo posso garantire, sono incrociati e durano ore. Non essendo l'ADH(A) una malattia, la diagnosi non conferma alcuna patologia. Dovrebbe solo essere un aiuto nella comprensione e nella gestione del ragazzo e delle lezioni. Purtroppo, a mio parere, la maggioranza dei docenti ticinesi non ha una formazione sufficientemente approfondita in relazione a queste tematiche. Ci sono famiglie sull'orlo di un precipizio lasciate solo a loro stesse. Per fortuna c'è il ritalin...

spank77 7 anni fa su tio
Risposta a moonie
Pienamente d'accordo !

Equalizer 7 anni fa su tio
Risposta a moonie
Cara Moonie, il numero degli psicologi è esploso negli ultimi 15 anni non da ultimo perché è la facoltà più semplice, ci si fa i azzi degli altri senza andare sui vari social e ti pagano da urlo, ergo vita comoda e agiata con il 20 percento di energia propria. A questo aggiungi una popolazione per metà atrofizzata dai social e tutti impauriti dalla vita reale ed il mix è fatto. Ci sarà sempre una qualche malattia da affiancare ad un qual si voglia comportamento. L'altro giorno sono venuto a sapere di una madre che ha chiesto un colloquio con la maestra del proprio figlio perché questa non gli ha dato la propria amicizia su Facebook. È veramente questo nostro il futuro? Non lo voglio!

8Paola3 7 anni fa su tio
Posso dire solo questo. Io manderei gli stessi psicologi dagli psicologi o da qualche strizza cervello! È assurdo leggere un articolo del genere. Persone che altro non posso definire che dicono come educare e dire cosa é un figlio. Forse queste persone non hanno nemmeno un figlio (quelli che giudicano) oppure sono fortunati e non hanno mai avuto dei figli con qualche difficoltà. C'é chi avrà problemi di apprendimento ma sarà bravo al lavoro. C'é chi non avrà voglia di studiare ma avrà dei buoni risultati ecc... Ma queste persone che si permettono di puntare il dito e giudicare chi sono veramente? Ma lasciate vivere i bambini e a essere bambini. Io ho visto una scena in un supermercato "un padre che aveva in braccio suo figlio, suo figlio é un disabile ma ai suoi occhi é un figlio un ragazzo/bambino uguale a tutti". Ma questo i psicologi o chi per esso che si permette di parlare. Parla perché da aria ai polmoni. Ma la società é diventata così...!!!

spank77 7 anni fa su tio
E da quando essere un un po goffi è un ritardo di sviluppo ? La timidezza e l'insicurezza di un bambino non penso possano essere "regolate" in una scuola speciale... Posso fare un miriade di esempi che ricordo di bambini che erano goffi e insicuri a causa di una forte timidezza...e poi sono diventati leoni ! Se fossi in loro cambierei comune o cantone ! Ormai quando gli esperti di fissano difficilmente cambiano idea... Perché l'esperto in questione anziché essere vago nel descrivere un genitore iperprotettivo non scrive un decalogo ? Se un genitore è iperprotettivo allora dovrebbe ovviare al problema incoraggiando il figlio a fare alcune attività da solo che gli consentono di acquisire sicurezza e ad altre per aumentare la propria autostima. E che cavolo è... bambini che non si allacciano le scarpe da soli...ma di che età si parla ? Tre anni ? 5 anni ? 10 anni ???

ErTosto 7 anni fa su tio
attenti agli errori di ortografia...
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