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Paid postLa BNS continua a giocare la carta degli interessi negativi

02.01.17 - 07:00
La Banca nazionale svizzera deve definire la propria politica in un clima di tensione tra la BCE e la Fed. Secondo gli esperti, la BNS nel 2017 manterrà pressoché immutata la sua politica dei tassi.
La BNS continua a giocare la carta degli interessi negativi
La Banca nazionale svizzera deve definire la propria politica in un clima di tensione tra la BCE e la Fed. Secondo gli esperti, la BNS nel 2017 manterrà pressoché immutata la sua politica dei tassi.

Da qualche tempo in Svizzera vige la stessa regola: quella degli interessi negativi. E, secondo gli esperti, la Banca nazionale svizzera non potrà fare nulla per cambiare questa situazione in un prossimo futuro. Anche se le autorità monetarie lo volessero, un aumento dei tassi non risulterebbe convincente per nessuno. Perché se la banca nazionale procedesse con una stretta sui tassi senza che prima il «grande fratello» d’Europa, la BCE, abbia fatto il primo passo, il valore del franco aumenterebbe ancora in maniera significativa.

 

Il franco forte danneggia l’economia svizzera

Ciò che fa la gioia di coloro che fanno acquisti e trascorrono le vacanze all’estero, provoca l’effetto contrario nell’economia svizzera, orientata all’export. Lo stato attuale pesa già sulla competitività e costringe molte aziende a stringere la cinghia. Per evitare ulteriori ripercussioni negative sull’economia svizzera, volente o nolente, alla BNS non resta che attendere. Secondo gli esperti, almeno fino alla fine del 2017, la Banca nazionale non può, pertanto, prendere le distanze dalla BCE.

 

L’importante ruolo di Trump

Se la politica monetaria europea è determinante per l’evoluzione locale dei tassi d’interesse, è soprattutto la Banca centrale statunitense Fed a essere responsabile per l’andamento a livello mondiale. Tra le grandi sfide che l’attendono nel 2017, la maggiore è senza dubbio rappresentata dal neoeletto presidente statunitense Donald Trump. Infatti, al momento nessuno sa come verranno messe in pratica le sue idee, a volte molto estreme, espresse durante la campagna elettorale. Secondo gli osservatori di mercato, è certo che Trump punterà a una maggiore crescita, il che potrebbe tuttavia portare all’inflazione. Per non surriscaldare l’economia, la Fed dovrebbe contrastare l’aumento dei tassi d’interesse. Gli Stati Uniti hanno già alle spalle il primo rialzo e altri seguiranno.

 

L’Europa tarda a partecipare

Al contrario, in Europa il denaro viene ancora distribuito in modo giudizioso e non è possibile prevedere la fine di questo contesto di bassi tassi. Ad esempio, l’insicurezza è ancora troppo grande dopo il voto a favore della Brexit e nel 2017 si terranno le elezioni in Germania e in Francia, indicatori importanti per il futuro dell’UE e della sua coesione. La BCE continuerà quindi con assiduità il suo programma di acquisto di attività e valuterà non prima del 2018 la possibilità di aumentare i propri tassi, come è stato recentemente comunicato.

 

La BSN rimane cauta

Fino ad allora anche la BNS potrebbe agire con prudenza. Laddove necessario, si interverrà direttamente sul mercato valutario, come ha ribadito il presidente Thomas Jordan in occasione dell’ultima riunione sui tassi d’interesse. Inoltre, le autorità monetarie sperano che nessun evento straordinario faccia del franco un rifugio sicuro, rendendolo ancora più attrattivo. Tuttavia, secondo gli osservatori di mercato, ulteriori riduzioni dei tassi d’interesse sarebbero, per il momento, fuori discussione.

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