Narrare con le immagini: un "mestiere" in cui si può riuscire se si «alimenta il talento»
LUGANO - Che cos'è il cinema, se non un'altra forma di scrittura: fatta di immagini, di voci, suoni. Parole che si ascoltano e volti che si guardano, invece di venire letti e immaginati come si fa davanti a un libro: dosati e organizzati con sapienza da chi sa esser creativo al pari di un narratore sulla pagina. Carta o video che si tratti, davvero si può insegnare l'arte del racconto?
Essere registi, autori di sceneggiature, fotografi: al Cisa di Lugano da tempo lo si insegna. Perché il cinema, infondo, è mestiere: dove «è cambiato tutto in fretta – riflette il direttore Domenico Lucchini – Nuove tecnologie hanno soppiantato le antiche; nuovi modi di fruizione, primo fra tutti internet, hanno soppiantato la sala». Alla scuola e i suoi docenti il compito di aiutare a padroneggiare i vari mezzi d'espressione; a lavorare in squadra, ad affidarsi e fidarsi dei collaboratori che contribuiscono alla realizzazione di un lavoro, a «fare gruppo». E solo a questo punto ad «alimentare il talento», con il quale poi fare la differenza.
Soprattutto rispetto a un computer, che difficilmente, in questo campo, potrà prendere il posto dell'uomo. «Io frenerei gli entusiasmi di chi pensa che un computer possa essere creativo – prova bene a spiegare la ragione Lucchini – Ritengo che solo gli esseri umani siano dotati di una visione, di un punto di vista unico, che nasce dall'interazione con il mondo e con gli altri esseri umani e che può portare a qualcosa di nuovo». Alla fine, è ancora l'immaginazione a vincere, a sopraffare. Non c'è macchina che tenga. «Quella dei computer, a mio avviso, può essere al massimo un'illusione di creatività, che può sembrare autentica al profano, ma che viene smascherata da chi ne conosce l'origine».