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LUGANOL’omaggio alla parola chiude POESTATE

03.06.17 - 22:29
Che sia in forma poetica o in quella tragica, in quella artistica, filosofica o cantata: un inno potente che ha conquistato il pubblico
tio.ch/20minuti
L’omaggio alla parola chiude POESTATE
Che sia in forma poetica o in quella tragica, in quella artistica, filosofica o cantata: un inno potente che ha conquistato il pubblico

LUGANO - Ultima delle tre serate dell’edizione 2017 di POESTATE.

Chantal Fantuzzi, alla quale è stata affidata l’apertura, sembrava uscita da un quadro di Dante Gabriel Rossetti: abito candido ricco di ricami, corona di fiori in testa, una vera “sposa dei ghiacci” come il titolo dell’opera che ha presentato POESTATE. Introdotta da Francesco De Maria, la giovanissima Chantal (21 anni) ha scritto una tragedia «in stile alfieriano» con una base storica e scritta in stile settecentesco, la cui protagonista è una donna dal cuore di ghiaccio, come ha rimarcato l’autrice. «Bisogna rinnovare l’attualità nel solco della tradizione, anche quella più aulica» ha aggiunto Fantuzzi. Essendo una tragedia ricca d’intrighi e di lotte di potere, alla fine muoiono tutti o quasi: il colpevole è invece condannato all’immortalità, «solo e senza alcun supporto: morte, lascialo infelice». Dal palco di Palazzo Civico al teatro: questo è l’auspicio dell’autrice per “La sposa dei ghiacci”.

Quindi l’incontro con Chandra Livia Candiani, evento tra i più attesi di questa edizione. Poetessa di straordinario talento, è stata presentata da Stefano Vassere che ha introdotto questa lettura pubblica fuori dal comune (solo la seconda quest’anno da parte della pluripremiata autrice). «Se penso a una poesia supremamente lieve, penso a quella di Chandra Livia Candiani» ha notato Vassere, che ha scelto le poesie lette a POESTATE dalla 65enne scrittrice. Opere dedicate a chi ama il silenzio, alla «madre eretica», ai momenti di grazia che rendono incantate le cose ordinarie, a come gli oggetti di una casa possono aiutare una bambina a vivere. “Sono i miei libri / le parole che la notte / sussurrano da sole”.
Liriche di grande intensità che manifestano i sentimenti in modo nitido e potente (“Lo spazio di carità tra te e l’altro”), senza dimenticare “il dolore degli altri”. Il pubblico, attentissimo, le ha tributato un caloroso applauso. A Candiani (che lo ha accolto con commozione) è andato il Premio POESTATE 2017.

Daniele Bernardi è tornato a POESTATE presentando l’antologia “Perché tu mi dici: poeta?” insieme a Carmelo Pistillo e Fabio Jermini. Un volume fuori dall’ordinario, che ha ricevuto lo scorso anno la menzione come miglior libro di poesia italiano, che nasce da un ricordo di Antonio Porta, grande nome e autorità della poesia italiana, deceduto alla fine degli anni Ottanta. Il libro nasce da un sogno fatto da Pistillo: Porta, ha raccontato gli apparve in sogno («Non dimenticarti di me, io sono qui»). Si tratta di un’antologia-saggio sulla poesia italiana dell’Otto-Novecento, ricchissimo di note e commenti, «bello anche soltanto da sfogliare», con ritratti dei poeti quando erano giovanissimi, e raccoglie i lavori non solo dei “divi”, ma anche di autori misconosciuti. Emerge da questa antologia l’idea che «la poesia è giovinezza» e nasce quando si entra nell’adolescenza.

Si è passati quindi a letture da “Gabbie per belve” dello stesso Bernardi, accompagnato sul palco da Martina Parenti e dalla chitarra di Igor Vazzaz. “Infine viene il martirio delle rane” è uno dei versi proposti, che hanno avvolto gli spettatori come una sorta di film di sole parole, con una colonna sonora di accordi e riverberi.

Diego Fusaro, l’ospite filosofico della serata, è stato bloccato da una febbre a 39 e non è riuscito a essere a POESTATE. Gabriele Morleo, l’altro ospite, ha portato i suoi saluti al pubblico e ha intrattenuto l’uditorio. Artista visivo, Morleo si esprime attraverso “la grammatica delle immagini” e ha impostato un ragionamento estetico sulla figura di Antonio Gramsci, protagonista di un suo docu-film. L’estetica del linguaggio nato in un luogo difficile e brutto come il carcere di Turi, da parte di un pensatore che nella sua cella coltivava una rosa, «che diventa metafora per parlare di sé stesso».
Nei tempi odierni che confonde la bellezza con il lusso, Morleo indica un’altra via: «Bellezza e verità vanno sempre di pari passo». I suoi scritti «sono belli perché contengono una fortissima dose di verità». Gramsci in carcere chiese la Divina Commedia, e «questa cosa mi affascina tantissimo», anche se «è complesso da capire oggi. Prende il più grande libro, che racconta quello che è accaduto e quello che avverrà, e lo fa attraverso la bellezza, che è il modo migliore per raccontare». Lo stesso vale per le lettere scritte da Gramsci in carcere, che assorbono bellezza e portano verità al lettore di oggi. Egli è patrimonio di tutti, aggiunge Morleo, e lo si può leggere in maniera diversa da quella che viene ritenuta istituzionalmente corretta. «Vi invito caldamente a leggerlo, e fatelo perché è bello».

Dopo un saluto del sindaco di Lugano Marco Borradori l’arte, quella di Apollinaire, ha “invaso” il palco di POESTATE. La conferenza con Filippo di Sambuy e Fosco Valentini ha offerto una visione sul lavoro del grande artista tramite la relazione tra la poesia, la pittura e la musica. «La poesia mi ha spinto ad avere una visione» spiega di Sanbuy, celebre pittore. «L’arte è un territorio immaginifico dove niente è scontato», e l’artista compie «un’accelerazione del reale». Fu Apollinaire a coniare tre termini cardine della storia dell’arte: cubismo, surrealismo e metafisica. Claudio Farinone (chitarra) e Fausto Beccalossi (fisarmonica) hanno creato suggestivi intermezzi musicali, e la magia del discorso tra arte e parola non è stato rovinato nemmeno dal temporale che è imperversato prima che l’evento arrivasse a metà. Calata la forza disturbatrice degli elementi è stato proiettato un video, “Armistizio per l’arte”, realizzato 10 anni fa nell’atelier dell’artista da una giovane regista e musicato da un altrettanto giovane compositore.

Quindi l’annuncio di una collaborazione, nell’edizione del prossimo anno, con gli organizzatori del primo Gay Pride ticinese. Saranno alcuni momenti culturali dedicati a poeti omosessuali, «nella forma multidisciplinare tipica di POESTATE» ha spiegato la direttrice Armida Demarta. Altri saranno di discussione e di festa, che integreranno quelli di festa che movimenteranno il lungolago.

Si è chiuso in bellezza con il vocal chitarristico attraverso la poesia con Olga Romanko (soprano) e il Trio Aragon Guitar (Giovanni Puccio, Alessandra Bevilacqua e Luciano Massimo Rusignuolo). La potenza della voce di Romanko ha sconfitto i tuoni e la pioggia scrosciante, rendendo memorabile la chiusura dell’edizione 2017 di POESTATE.

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