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ITALIAAlfonso Signorini contro Barbara D'Urso

25.05.17 - 15:00
«Vorrei ricordare che il concetto di proprietà di un programma è quanto di più antidemocratico possa esistere» ha scritto il direttore di 'Chi'
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Alfonso Signorini contro Barbara D'Urso
«Vorrei ricordare che il concetto di proprietà di un programma è quanto di più antidemocratico possa esistere» ha scritto il direttore di 'Chi'

ROMA - «'Domenica Live' è una mia creatura e voglio rispondere anche a quegli stolti che ogni tanto buttano lì: 'La domenica non la farà più la d'Urso e arriva questo o quest'altro...'. Non è vero niente. Non credete a niente. Domenica e Barbara d'Urso è la stessa cosa negli anni a venire e per sempre». Con queste parole la conduttrice Mediaset durante l'ultima puntata di 'Verissimo' ha insistito nel dire che nessuno le può portare via il contenitore domenicale di Canale5 al timone del quale è ormai da anni.

La cosa, però, non è andata giù ad Alfonso Signorini, direttore di 'Chi' e grande (ex?) amico di Barbara, che ha voluto dire la sua nell'editoriale del magazine Mondadori.

«Care lettrici, cari lettori. Sabato scorso mi ha molto colpito il passaggio di una intervista che a Verissimo Silvia Toffanin ha fatto a Barbara D'Urso, volto di Domenica live e Pomeriggio 5. Commentando i soliti rumors che in questo periodo si sprecano su nuovi conduttori e programmi della prossima stagione tv [...] Ora io non entro nel merito della suprema bravura o della cialtroneria della conduttrice: ognuno riguardo alla D'Urso, come su chiunque altro, è libero di pensarla come vuole, e ci mancherebbe. Ma in quel discorso ci sono due concetti che mi inquietano non poco: 'mia' e 'per sempre'», ha scritto Alfonso.

«Vorrei ricordare che il concetto di proprietà di un programma è quanto di più antidemocratico possa esistere. Intanto perché un programma non è solo di chi lo conduce, ma anche (se non soprattutto) di chi lo fa, a cominciare dagli autori. E poi fa la sua parte anche chi sceglie di guardarlo e di apprezzarne i contenuti, cioè il pubblico. Certo tutto questo cozza con il protagonismo del conduttore, ma vorrei ricordare alla signora D'Urso che la tv non è di nessuno, che la storia del piccolo schermo è piena di volti che si sono accesi e che si sono spenti nel giro di poco, pochissimo tempo. Qualcuno, poi, come lei, è più bravo di altri, porta a casa gli ascolti (i veri e unici padroni del palinsesto) e resiste nel tempo, ma nulla è per sempre. Neppure per loro. Nella mia vita ho conosciuto tante persone talmente convinte della loro eternità che hanno sacrificato l'amore dei figli, l'amore di un compagno, il rispetto della propria dignità in nome del successo e che oggi sono cadute nell'oblio. Come è giusto che sia», ha poi aggiunto nel lunghissimo articolo.

Infine la chiosa: «Anch'io un tempo pensavo fosse per sempre. Dirigevo due giornali, facevo radio tutti i giorni, conducevo più di un programma in tv. Poi una sera la malattia mi è piombata addosso all'improvviso e oggi che, grazie a Dio, ce l'ho fatta, ho capito che il segreto della vita non è credere nel 'per sempre', ma credere nel 'per ora': solo questo ci fa vivere con pienezza quello che abbiamo. Anche quando passi sette giorni su sette in uno studio tv, correndo il rischio di avere seri problemi di connessione con la realtà».

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