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LUGANOAiuto! Mia madre non si stacca più dallo smartphone!

04.05.17 - 06:00
Oggi si può soffrire di nomofobia, ovvero la sindrome da disconnessione
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Aiuto! Mia madre non si stacca più dallo smartphone!
Oggi si può soffrire di nomofobia, ovvero la sindrome da disconnessione

LUGANO - Mary, 23 anni, si è appena diplomata, alla Supsi, come educatrice.

La madre, separata e sposata in seconde nozze, lavora come specialista di sistemi specializzati nella biologia molecolare.

Da alcuni mesi la madre di Mary ha iniziato ad usare lo smartphone in ogni occasione.

Aveva iniziato ad interessarsi di siti per il proprio lavoro, poi siti d’arte, quindi lo utilizzava per cercare e trovare occasioni scontate per viaggiare.

La sua ricerca l’aveva portata, infine, ad entrare nel mondo globalizzato dei social.

«Mia madre si è iscritta a facebook, poi ha iniziato ad interessarsi ad instagram, quindi ha scoperto whatsapp… si è presa con twitter….adesso si è iscritta ad un master e con la scusa di scambiarsi i consigli per i lavori di gruppo o le comunicazioni per lo studio, è sempre attaccata allo smartphone… controlla la posta, gli sms, whatsapp e tutte le connessioni in continuazione… quando le dico di disconnettersi trova sempre una scusa per non farlo…suo marito non dice nulla, ma oramai lui è sempre più solo… lei non si accorge più che lo smartphone è diventato un organo del suo corpo… non riusciamo più a farla staccare… non so come dobbiamo fare…aiutatemi!»

«Senza smartphone non riuscirei a vivere, mi assale l’ansia, mi sento persa… come faccio a comunicare con gli altri, colla famiglia, col lavoro, con gli amici su facebook…non posso stare senza!», così le risponde la madre, mi dice Mary.

È la nomofobia, ovvero la sindrome da disconnessione. Si tratta di uno stato ansioso che si manifesta quando non è possibile usare il telefono cellulare. La parola deriva dall’inglese ‘no-mobile‘ (nomo) e fobia. Per coloro che sono dipendenti dallo smartphone o dal tablet, la perdita della connessione comporta la perdita delle relazioni.

Ma chi è il nomofobico?

Colui che usa regolarmente il telefono cellulare e trascorre molto tempo su di esso. Ha uno o più dispositivi e porta sempre un caricabatterie con sé.

Si sente ansioso e nervoso al pensiero di perdere il proprio portatile o quando il telefono cellulare non è disponibile.

Guarda lo schermo del telefono, in continuazione, per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate (ringxiety). Mantiene il cellulare acceso 24 ore al giorno. Dorme con il cellulare o il tablet. Prevale il sesso maschile su quello femminile con una percentuale di sei maschi su 10 persone. Chi soffre di nomofobia prova una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, al punto da sperimentare effetti fisici collaterali simili all’attacco di panico come mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico, nausea. Oltre la metà degli utenti di telefonia mobile tendono a manifestare stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete.

Ma come fare a riconoscerla? Ecco un semplice test:

    • Ci assale una sensazione di panico non appena ci accorgiamo di aver dimenticato lo smartphone a casa?
    • Non riusciamo a resistere più di dieci minuti senza controllare le notifiche?
    • Pensiamo che stia squillando anche quando non è così?

Se abbiamo risposto si ad almeno due domande su tre, allora potremmo aver sviluppato una dipendenza dal nostro smartphone.

Ma come aiutare Mary e soprattutto sua madre?

Bisogna iniziare a spegnere il cellulare o il tablet appena si arriva a casa la sera e non portarlo mai in camera da letto. Al mattino bisognerebbe controllare lo smartphone solo dopo avere fatto la colazione e l’igiene personale e fra un check e l’altro bisognerà far trascorrere almeno 30 minuti.

Quando la dipendenza diventa più significativa si può essere ricorrere alla psicoterapia, particolarmente attraverso una terapia cognitivo-comportamentale, ove la madre di Mary potrà comprendere i sintomi della nomofobia, riconoscerli e affrontarli.

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