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GERMANIABombe a Dortmund, è giallo. Evapora la pista islamista

13.04.17 - 20:57
Il 26enne fermato non è coinvolto, ma è comunque in arresto. È accusato di aver fatto parte dell'Isis
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Bombe a Dortmund, è giallo. Evapora la pista islamista
Il 26enne fermato non è coinvolto, ma è comunque in arresto. È accusato di aver fatto parte dell'Isis

BERLINO - Torna in alto mare l'inchiesta sui tre ordigni esplosi martedì sera a Dortmund vicino all'autobus della squadra del Borussia. Dalle indagini non sono emerse prove che dimostrino il coinvolgimento dei due uomini finiti inizialmente nel mirino degli investigatori e quindi la pista islamista, per il momento, evapora.

Contro uno dei due, il 26enne iracheno A. B. A., ammanettato mercoledì, è stato comunque spiccato un mandato d'arresto: non in relazione all'attacco, bensì perché accusato di aver fatto parte del sedicente Stato islamico (Isis) in Iraq.

La procura generale è convinta che l'uomo, entrato in Germania all'inizio del 2016, si sia unito all'Isis al più tardi alla fine del 2014 in Iraq e abbia guidato lì una sua unità di una decina di persone, che aveva tra l'altro il compito di organizzare sequestri e omicidi. Avrebbe inoltre combattuto in prima persona per l'Isis. Dalla Germania sarebbe rimasto in contatto con esponenti dello Stato islamico.

Secondo diversi media tedeschi, era da tempo nel mirino degli inquirenti: alcuni giorni fa era stata intercettata una telefonata in cui qualcuno gli spiegava che un non meglio specificato ordigno era pronto. È per questo che, dopo le esplosioni di martedì, è stato arrestato. Le indagini, però, "non hanno fornito finora nessuna prova che l'accusato abbia partecipato all'attacco", ha ammesso la procura federale.

Il secondo sospettato, un 28enne tedesco, è stato scagionato. L'uomo era finito nel mirino dell'inchiesta in quanto a casa sua gli agenti, chiamati per dirimere una lite familiare, avevano ritrovato un ombrello dell'hotel in cui alloggiava il Borussia Dortmund prima della partita in programma martedì contro il Monaco e poi rinviata a mercoledì tra forti polemiche.

Si indaga dunque in tutte le direzioni, come ha spiegato il ministro degli interni del Nordreno-Vestfalia, Ralf Jaeger, che non ha voluto escludere neanche l'ipotesi che i colpevoli siano dei tifosi violenti. Continua a sollevare interrogativi, intanto, la lettera di rivendicazione in tre copie identiche ritrovata sul luogo dell'attacco.

Il documento non è attribuibile in modo inequivocabile a una precisa pista terroristica, ha dichiarato il capo dei servizi segreti del Nordreno-Vestfalia, Burkhard Freier, secondo il quale si indaga in direzione dell'estremismo di sinistra, di destra e dell'islamismo. Freier ha sottolineato come le richieste contenute alla fine della lettera - il ritiro dei Tornado tedeschi dalla Siria e la chiusura della base statunitense di Ramstein - siano insolite.

"L'Isis non tratta", ha notato. Di certo c'è che le bombe sono state costruite in modo molto professionale e avevano "un'enorme forza esplosiva", come affermato dal ministro regionale Jaeger. Stando alla Bild, erano dotate di un innesco militare e contenevano punte metalliche che sono volate fino a 100 metri di distanza, investendo anche una vicina casa unifamiliare, in quel momento vuota. Nell'attacco sono rimasti feriti un agente e il difensore Marc Bartra, che resterà fuori per quattro settimane.

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