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BRASILEPsicologi autorizzati a «curare i gay», è polemica

19.09.17 - 17:38
La sentenza provvisoria di un giudice federale smentisce quanto deciso a suo tempo dal Consiglio federale di psicologia
Keystone / AP
Psicologi autorizzati a «curare i gay», è polemica
La sentenza provvisoria di un giudice federale smentisce quanto deciso a suo tempo dal Consiglio federale di psicologia

RIO DE JANEIRO - Scoppia la polemica in Brasile per la sentenza di un giudice federale che autorizza gli psicologi a trattare l'omosessualità come una malattia.

Il provvedimento provvisorio, firmato dal magistrato Waldemar Claudio de Carvalho, del Distretto federale di Brasilia, in pratica smentisce quanto deciso a suo tempo dal Consiglio federale di psicologia (Cfp). Quest'ultimo dal 1999 proibisce ai professionisti dell'area di offrire la terapia di "inversione dell'orientamento sessuale", meglio conosciuta come 'cura dei gay', dal nome di una proposta di legge avanzata a suo tempo da alcuni partiti conservatori locali e poi ritirata dalla Camera in seguito alle proteste.

Con la delibera odierna, il togato ha accolto un'azione mossa da un gruppo di psicologi, secondo cui il divieto imposto dal Cfp impedisce loro di assistere pazienti in cerca di aiuto e che cercherebbero di superare una condizione che in molti clienti «provoca disagio».

Il Consiglio federale brasiliano di psicologia ha intanto annunciato che ricorrerà contro la sentenza. E in una nota descrive la 'terapia di inversione' dell'orientamento sessuale come «una violazione dei diritti umani, senza alcuna base scientifica».

La decisione del giudice de Carvalho ha scatenato reazioni di sdegno anche tra i big dello spettacolo. «Il Brasile va in rovina e le nostre autorità si preoccupano di sapere chi scegliamo per avere una relazione», si è sfogata sui social la cantante Anitta. «Non siamo malati», ha esclamato il transessuale Pabllo Vittar, protagonista pochi giorni fa, al lato della cantautrice statunitense Fergie, di una delle performance più applaudite e discusse del Rock in Rio.

Nonostante ospiti la seconda maggior sfilata del Gay Pride al mondo, il Brasile è ancora molto diviso sul riconoscimento dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

A marzo di quest'anno, anche il Senato ha dato l'ok a un progetto di legge che modifica il codice civile per riconoscere l'unione stabile tra persone dello stesso sesso. Ma i casi di violenza legati all'omofobia sono ancora elevatissimi nella nazione verde-oro. Complice anche l'insofferenza, spesso cavalcata anche da settori della chiesa, soprattutto evangelica.

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